Tremonti: "La manovra sarà approvata entro venerdì e verrà rafforzata per tutto il prossimo quadriennio". Poi, sulla crisi, critica l'Europa: "I fattori di crisi sono ancora presenti. Sono stati persi tre anni"
Giulio Tremonti, intervenuto subito dopo il governatore, ha spiegato appunto che “la manovra sarà approvata entro venerdì e rafforzata”. Il ministro dell’Economia ha poi affrontato il tema della crisi finanziaria che ha colpito anche l’Italia nei giorni scorsi, chiamando in causa l’Europa: “La speculazione è un fattore importante, ma il fattore politico è la fiducia. In discussione non c’è un solo Paese ma l’idea stessa di Europa. Cosa è e dove va”. Il problema del balzo dei premi di rendimento è un problema “non del singolo Stato, ma della struttura complessiva” dell’Europa. Da qui la conclusione: “Tutti i fattori di crisi sono ancora fra noi. Sono stati persi tre anni. Nulla è stato fatto di quello che andava fatto”. Poi una parola sul patto di stabilità che riguarda gli enti locali: “I comuni saranno spinti a vendere i loro asset da un meccanismo di incentivi che sarà introdotto nel loro patto di stabilita. Naturalmente c’è bisogno di qualcuno che compra e non si può privatizzare a prescindere dal mercato”.
Intanto oggi al Senato, nel corso dell’audizione sulla manovra, il vicedirettore generale della Banca d’Italia Ignazio Visco ha spiegato che “la situazione impone decisioni rapide e coraggiose. Il decreto in discussione in Parlamento accelera il processo di riduzione del debito il cui avvio è previsto nel 2012, permette il sostanziale conseguimento dell’obiettivo di disavanzo fissato per il 2013, riduce ulteriormente lo squilibrio nell’anno successivo portandolo circa all’1% del prodotto. Esso va approvato al più presto. Bisogna anticipare la definizione delle ulteriori misure necessarie a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014″.
”Come si è visto ieri – ha proseguito Visco – differenziale titoli a 10 anni italiani ha superato i 300 punti base rispetto al bund tedesco, ora è sopra i 280. Il costo nell’immediato è limitato ma se persistessero questi livelli ne deriverebbero oneri ingenti per i conti pubblici”. Quindi spiega: “‘Nell’immediato i costi dell’aumento dei differenziali per il nostro Paese sono limitati, ma se l’attuale livello degli spread persistesse ne deriverebbero oneri ingenti per i conti pubblici. La durata media residua dei titoli di Stato alla fine di giugno era pari a circa 7 anni. Uno spostamento verso l’alto della curva dei rendimenti di 100 punti base comporta un incremento della spesa per interessi pari a circa 0,2 punti percentuali di Pil nel primo anno, e a 0,4 e 0,5 punti rispettivamente nel secondo e nel terzo anno. La sensibilità del bilancio alla variazione dei tassi d’interesse si è ridotta negli ultimi anni grazie all’allungamento della vita media residua e all’incremento della quota degli strumenti di debito a tasso fisso”.