Leggendo le novità della manovra finanziaria dopo l’allarme-mercati scopriamo che scatta da subito la reintroduzione del ticket sanitario da 10 euro sulla specialistica e 25 euro sui “codici bianchi” del pronto soccorso. Già da lunedì prossimo dopo l’approvazione da parte del Parlamento, la firma di Napolitano e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Nonostante il 12 e 13 giugno una larga maggioranza degli italiani si sia espressa contro la privatizzazione di beni e servizi pubblici si dà mandato a una dismissione del patrimonio dello Stato in temi più rapidi. Cioè, si svende per fare cassa.

Scatta inoltre il taglio alle agevolazioni fiscali tra il 5 e 20 per cento. Tra le numerose voci vengono colpiti i nuclei con figli a carico, le spese per l’istruzione, quelle mediche e per gli asili nido. I tagli riguarderanno tutte le voci di agevolazione fiscale ma sarà poi il governo a decidere come intervenire. A subire una sforbiciata saranno anche i bonus per le ristrutturazioni edilizie, il terzo settore, le Onlus, l’Iva, le accise e i crediti d’imposta. E’ forse il cuore della manovra che consiste in un aumento significativo della tassazione soprattutto per le fasce più povere, quelle che godono del maggior numero di agevolazioni assistenziali.

Slittano infine le pensioni con 40 anni di contributi, a partire dal 2012 e si anticipa al primo gennaio 2013 (anzichè dal 2014) l’aggancio delle pensioni all’aspettativa di vita. Insomma, allungamento dell’età pensionabile.

Quello che balza agli occhi è che c’è voluto il Presidente della Repubblica per peggiorare la manovra. Con il suo appello alla “responsabilità” subito spalleggiato da Pd e dal prossimo presidente della Bce, Mario Draghi, Tremonti ha calmato i mercati internazionali inasprendo le misure contenute nella manovra finanziaria e scaraventando su lavoratori, anziani, precari e migranti una violenza di fuoco immediata.

L’unità nazionale, la “responsabilità”, l’allarme per i mercati si sono rivelati, ancora una volta, per quello che sono: espediente per far passare politiche antisociali oppure, in altri contesti, politiche di guerra. Il governo “di salvezza nazionale” possiamo dire che è già nato e si chiama Napolitano-Tremonti, spalleggiato da Draghi e guardato con dolcezza dal Pd. Perché si può anche votare contro la manovra e presentare emendamenti simbolici ma se poi si consente di approvare gli interventi di Tremonti in due o tre giorni il sostegno di fatto c’è tutto.

Si dirà, certamente, che c’è in atto una speculazione internazionale e che bisogna mettere in salvo i conti. Un refrain che sentiamo da venti anni, da quel 1991 quando ci fu l’attacco alla lira. La speculazione è sempre lì, nessun intervento serio è stato finora preso a livello europeo per metterle la mordacchia e i conti sono sempre peggiorati: anni e anni di sacrifici, di stipendi al palo, di pensioni che si assottigliano hanno foraggiato caste, rendite e profitti senza nessun beneficio per il bilancio nazionale. Che ci voglia una terapia shock è ormai evidente, basta guardare al resto d’Europa e che questa possa passare anche per una moratoria sul debito è opinione che si sta diffondendo. Quello che è certo è che in nome di un’astratta unità nazionale, degli appelli alla responsabilità del presidente Napolitano, la manovra è peggiorata. E da lunedì saremo già un po’ più poveri.

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