Se in Italia tiene banco l’affaire Calciopoli bis, in Turchia il mondo del pallone attraversa la crisi più grave della sua storia. Nei giorni scorsi, sono finiti in manette una cinquantina di persone coinvolte a vario titolo in una maxi truffa che avrebbe determinato, tra le altre cose, la conquista del titolo 2010-11 a favore del Fenerbahce, squadra di Istanbul tra le più titolate del campionato turco.
Gli arresti sono stati eseguiti in 12 città diverse. Perquisite le sedi amministrative di alcuni club di massima serie e l’abitazione di Aziz Yildirim, presidente del Fenerbahce dal 1998. Gli inquirenti sospettano che abbia avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione di almeno un paio di partite truccate. Tra gli altri arrestati, il vicepresidente del Fenerbahce, il numero uno del Sivasspor e il pari grado del Trabzonspor, il direttore sportivo dell’Eskisehirsport insieme con il suo allenatore e alcuni giocatori, tra i quali i due nuovi acquisti del Fenerbahce, l’attaccante nigeriano Emanuel Emenike e il centrocampista Sezer Öztürk. L’accusa è pesantissima: aver fatto parte di un’organizzazione criminale armata, dedita alla combine di partite. In Turchia, per questo genere di reati sono previste pene che variano dai 5 ai 12 anni di carcere.
Diverse le reazioni degli uomini che contano nella politica turca. Il ministro degli Interni Besir Atalay ha dichiarato che il Justice and Development Party (conosciuto in Turchia con l’acronimo Akp), il partito conservatore guidato dal primo ministro Erdogan, “si batte da tempo contro le mafie nella società civile e nello sport. La Turchia sta diventando una società trasparente”. Un altro deputato dell’Akp, Hakan Şükür, ex gloria del Galatasaray e della nazionale, si è invece detto “molto preoccupato perché le accuse sono serissime. Spero che le persone oggetto di indagine possano provare la loro innocenza. Da qualche mese è in vigore la legge che inasprisce le pene contro coloro che si macchiano di truffe ai danni dello sport. Oggi stiamo assistendo alla sua prima possibile applicazione”.
Le ultime notizie che arrivano dalla Turchia parlano di altri arresti eccellenti. In manette sarebbero finiti l’allenatore e il vicepresidente del Besiktas – la terza squadra di Istanbul per importanza e blasone dopo Galatasary e Fenerbahce -, un altro dirigente del Fenerbahce, alcuni tifosi del Giresunspor e un paio di giornalisti della provincia del Mar Nero. Dunque, tra gli indagati non figurerebbero soltanto tesserati della Federcalcio turca, ma anche addetti ai lavori e personaggi più o meno noti del tifo locale. L’indagine si allarga a macchia d’olio e promette sviluppi che potrebbero mettere in ginocchio l’intero sistema calcistico turco.
di Dario Pelizzari
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Anche in Turchia scandalo Calciopoli
Coinvolto il Fenerbahce e altri club di serie A
Sono finite in manette una cinquantina di persone di 12 città diverse. Perquisite le sedi di squadre ai vertici del calcio turco. L'accusa è di avere organizzato combine di partite. Dubbi anche sull'ultimo campionato, conquistato dal team di Istanbul
Se in Italia tiene banco l’affaire Calciopoli bis, in Turchia il mondo del pallone attraversa la crisi più grave della sua storia. Nei giorni scorsi, sono finiti in manette una cinquantina di persone coinvolte a vario titolo in una maxi truffa che avrebbe determinato, tra le altre cose, la conquista del titolo 2010-11 a favore del Fenerbahce, squadra di Istanbul tra le più titolate del campionato turco.
Gli arresti sono stati eseguiti in 12 città diverse. Perquisite le sedi amministrative di alcuni club di massima serie e l’abitazione di Aziz Yildirim, presidente del Fenerbahce dal 1998. Gli inquirenti sospettano che abbia avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione di almeno un paio di partite truccate. Tra gli altri arrestati, il vicepresidente del Fenerbahce, il numero uno del Sivasspor e il pari grado del Trabzonspor, il direttore sportivo dell’Eskisehirsport insieme con il suo allenatore e alcuni giocatori, tra i quali i due nuovi acquisti del Fenerbahce, l’attaccante nigeriano Emanuel Emenike e il centrocampista Sezer Öztürk. L’accusa è pesantissima: aver fatto parte di un’organizzazione criminale armata, dedita alla combine di partite. In Turchia, per questo genere di reati sono previste pene che variano dai 5 ai 12 anni di carcere.
Diverse le reazioni degli uomini che contano nella politica turca. Il ministro degli Interni Besir Atalay ha dichiarato che il Justice and Development Party (conosciuto in Turchia con l’acronimo Akp), il partito conservatore guidato dal primo ministro Erdogan, “si batte da tempo contro le mafie nella società civile e nello sport. La Turchia sta diventando una società trasparente”. Un altro deputato dell’Akp, Hakan Şükür, ex gloria del Galatasaray e della nazionale, si è invece detto “molto preoccupato perché le accuse sono serissime. Spero che le persone oggetto di indagine possano provare la loro innocenza. Da qualche mese è in vigore la legge che inasprisce le pene contro coloro che si macchiano di truffe ai danni dello sport. Oggi stiamo assistendo alla sua prima possibile applicazione”.
Le ultime notizie che arrivano dalla Turchia parlano di altri arresti eccellenti. In manette sarebbero finiti l’allenatore e il vicepresidente del Besiktas – la terza squadra di Istanbul per importanza e blasone dopo Galatasary e Fenerbahce -, un altro dirigente del Fenerbahce, alcuni tifosi del Giresunspor e un paio di giornalisti della provincia del Mar Nero. Dunque, tra gli indagati non figurerebbero soltanto tesserati della Federcalcio turca, ma anche addetti ai lavori e personaggi più o meno noti del tifo locale. L’indagine si allarga a macchia d’olio e promette sviluppi che potrebbero mettere in ginocchio l’intero sistema calcistico turco.
di Dario Pelizzari
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Roma, 15 mar. (Adnkronos) - Al via oggi a Roma l’Acea Water Fun Run, la maratona dell’acqua per famiglie e bambini dedicata al risparmio idrico. La corsa non competitiva di cinque chilometri, che il Gruppo Acea sostiene insieme alla Acea Run Rome The Marathon di domenica 16 marzo, celebra così il profondo legame tra Roma e l’acqua attraverso lo sport. Ed è record di adesioni alla manifestazione di oggi con oltre 20mila iscritti, di cui più di 4mila stranieri provenienti da 97 nazioni. Per Acea ha partecipato la Presidente Barbara Marinali (VIDEO).
Lungo il percorso della Acea Water Fun Run, che si snoda attraverso uno dei luoghi al mondo più ricchi di storia e di arte, il gruppo Acea ha dislocato punti di ristoro dove l’organizzazione della maratona distribuirà 330mila brick d’acqua, tra oggi e domani. Al Circo Massimo è stato inaugurato l’Acea Water Village che ospiterà fino a domani iniziative dedicate all’educazione idrica, per sottolineare l’importanza dell’acqua nella pratica sportiva e nella tutela della salute e del pianeta: da una ruota per la produzione di energia ad uno spazio interattivo per l’utilizzo di visori di realtà virtuale, dal gaming Casa Net Zero Water Building al photo booth “Ogni goccia conta, ogni passo vale”.
All’Acea Water Village presenti i vertici Acea, l’ex nuotatore e campione olimpico Massimiliano Rosolino e i nuotatori della Rari Nantes di Firenze, una delle squadre che Acea sostiene all’interno di un progetto dedicato territorio che unisce “acqua e sport”, a favore dei giovani e della loro formazione. Oggi pomeriggio, invece, nello stand Acea allestito presso l’Expo Village Acea Run Rome The Marathon al Palazzo dei Congressi dell’Eur sono previste diverse attività di sensibilizzazione sul tema acqua: da T.E.D.D.I. il cane robot simbolo dell’innovazione tecnologica ad un’esperienza immersiva tramite visori di realtà virtuale, dal Marathon Water Wall fino ad un nasone con una postazione per scaricare l’App Acquea di Acea, pensata per atleti, cittadini e turisti, che permette di individuare, tra 3.500 punti idrici geolocalizzati a Roma, la fontana, il nasone o la Casa dell’acqua Acea più vicina per dissetarsi. Previsto anche il talk show “Il benessere di un atleta: un perfetto equilibrio tra acqua, sport e salute” presso lo stand Acea, alle ore 17, moderato dal Presidente della Commissione Federale Atleti Fidal Carlo Cantales a cui parteciperanno gli sportivi Manuela Di Centa, Angelika Savrayuk, Stefano Pantano, Silvia Di Pietro, Davide Passafaro, Daniele Del Signore, il presidente di Acea Acqua Enrico Resmini e il direttore della Comunicazione di Acea Virman Cusenza.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "La fine della tregua in Medio Oriente, e del percorso per il ritorno a casa di tutti gli ostaggi, è una notizia dolorosa. Fa male assistere ad altri morti e violenza. Mi auguro si possa tornare sulla strada della costruzione di un dialogo, pur difficile, ma necessario. Bisogna uscire dal baratro delle guerre". Lo dice il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana.
Gaza, 18 mar. (Adnkronos/Dpa/Europa Press) - Il governo palestinese chiede un "intervento internazionale urgente" di fronte al "brutale attacco" lanciato dall'esercito israeliano contro la Striscia di Gaza, in violazione del cessate il fuoco in vigore dal 19 gennaio, che ha causato finora più di 300 morti, secondo le autorità di Gaza, controllate Hamas. E' quanto sottolinea il ministero degli Esteri palestinese in un comunicato pubblicato sui social. "La continua aggressione contro il nostro popolo - aggiunge - e lo spargimento di sangue di bambini, donne e civili indifesi rappresenta un'evasione ufficiale da parte di Israele dai suoi obblighi quando si tratta di consolidare la cessazione della guerra genocida, lo sfollamento e il ritiro dell'esercito occupante dalla Striscia di Gaza".
Questa offensiva, afferma il ministero, "ostacola gli sforzi internazionali volti a sostenere il piano di ricostruzione, l'unificazione delle due parti della patria - con riferimento alla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e la Striscia di Gaza - e la creazione dello Stato palestinese. Le soluzioni politiche sono la chiave per fermare l'aggressione e ripristinare un orizzonte politico per risolvere il conflitto". La comunità internazionale lavori per "consolidare un'immediata cessazione dell'aggressione" e mettere in guardia contro i "piani di occupazione" per sfollare la popolazione palestinese.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Non esiste possibilità di un'Unione Europea che conti nel mondo se questa è priva di una difesa europea. Ogni entità politica deve avere tra i suoi principali scopi la conservazione di sé, la propria autodifesa. Altrimenti può essere un'organizzazione economica o commerciale o altro, ma non un'unione politica". Lo sostiene in un'intervista al Corriere della Sera l'ex presidente della Commissione europea José Manuel Durão Barroso, a Roma per un incontro in ricordo di Franco Frattini, ex vicepresidente della stessa commissione, aggiungendo di accogliere favorevolmente la risoluzione del Consiglio europeo di passare, in materia di difesa, dall'unanimità alla maggioranza qualificata, eccezion fatta per le operazioni militari con mandato esecutivo.
"Tutti i passi per assicurare all'Ue un processo decisionale più efficace vanno bene - aggiunge l'ex premier portoghese - Nella fattispecie però non credo che a frenarle sia il voto a maggioranza: spesso l'argomento viene usato come pretesto da quanti dichiarano di voler andare avanti, ma in realtà no. Nei trattati esiste già la possibilità di 'cooperazioni rafforzate' tra alcuni Paesi, basta rispettarne i principi. Sono previsti dall'articolo 20 del Trattato di Lisbona e la massa critica sufficiente per procedere oggi c'è".
"Intese specifiche quali sono le cooperazioni rafforzate vanno raggiunte da almeno nove Stati membri e, siamo onesti, su molte domande non possiamo ambire all'unanimità - spiega Barroso - Attualmente i nove ci sono. E c'è anche abbastanza massa critica per sostenere l'Ucraina". Quanto al programma Rearm Europe di difesa europea approvato dal Consiglio e nella sostanza dal Parlamento, dice ancora, "coloro che sono pronti dovrebbero andare avanti. Francia, Germania e altri lo sono. Allo stesso tempo devono rimanere aperti, come prevedono i trattati, a ulteriori Paesi che potrebbero aggiungersi. È una geometria variabile estensibile a Stati non dell'Ue, come è adesso la Gran Bretagna. Penso che questo dibattito istituzionale di frequente sia una scusa, perché le cose quando lo vogliamo davvero siamo capaci di farle. Importante è superare la frammentazione nell'industria della difesa. Se ogni Paese investe nella rispettiva difesa non aumenteremo quella europea".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Si tratta ancora sul testo della mozione del Pd in vista del voto in Parlamento sulle comunicazioni della premier Meloni in vista del Consiglio Ue. Un accordo sul testo, dopo la lunga riunione di ieri, ancora non è stato trovato. A quanto si apprende, al momento a tenere lontani maggioranza del partito e i riformisti dem è l'aggettivo "radicalmente" voluto dalla segretaria Elly Schlein a proposito dei cambiamenti da apportare a ReErm Eu.
Sulla necessità di invocare modifiche al progetto di difesa Ue di Ursula von del Leyen, invece, le diverse anime del partito si sono trovate d'accordo. "La Schlein vuole marcare la differenza dal Piano, i riformisti pensano invece che ci vogliano debito europeo e difesa comune", sottolinea chi segue le trattative da vicino.
Al testo della mozione lavora già da ieri un gruppo ristretto composto dai capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, il responsabile Esteri Peppe Provenzano, i capigruppo di commissione Stefano Graziano, Enzo Amendola, Piero De Luca, Tatiana Rojc e Alessandro Alfieri. Una riunione del tavolo ristretto era prevista per stamattina, prima dell'Assemblea dei Gruppi delle 11,30, ma al momento ancora non è iniziata.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - "Spero ci sia la volontà politica per evitare di dividerci di nuovo. Questo è un passaggio storico. Non possiamo sbagliare, è troppo importante. La politica estera e i temi della difesa europea magari non sono decisivi per il consenso elettorale, ma sono fondamentali per la costruzione della credibilità di un soggetto politico e della costruzione di un’alternativa di governo". Lo dice al Foglio Alessandro Alfieri, senatore del Pd e coordinatore di Energia popolare, a proposito della mozione del Pd sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue.
"Lavoriamo a un documento che sottolinei le criticità del piano sulle quali il governo dovrebbe negoziare con la Commissione – dalla necessità di non sbilanciare il costo del riarmo troppo sui bilanci nazionali, alla necessità di investimenti che contribuiscano a far crescere la collaborazione industriale trai i paesi europei e gli acquisti e programmi comuni tra pesi – ma che confermi comunque che questo è oggi un passaggio necessario per garantire la sicurezza dell’Europa", sottolinea il senatore dem.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - La tregue in Ucraina "ci sarà, è inevitabile. Trump e Putin si sono spinti troppo avanti. Hanno tagliato fuori dal confronto l’Europa che rompe le scatole e ora, escludendo gli altri, hanno obbligato se stessi a portare a casa il risultato. Non possono fallire, non possono tornare alla casella di partenza". Lo dice Romano Prodi a 'Avvenire'.
Ma "la pace è un’altra cosa. È più complicata perché si tratta di definire aspetti complessi. A cominciare dai problemi territoriali. Certo di solito una tregua finisce con il rendere definitivi accordi provvisori", sottolinea l'ex presidente della commissione Ue. Sulla difesa europea, Prodi spiega: "Ora è il momento di farci il nostro ombrello. Penso a un lungo e indispensabile cammino verso la difesa comune. Penso a risorse aggiuntive che vengano progressivamente messe insieme da tutti i Paesi Ue. Penso a risorse spese in modo coordinato e unito. Se aumentiamo le spese militari senza organizzare una politica estera e una difesa comune, sono soldi buttati via".
Prodi, tra le altre cose, parla della situazione del Pd: "In Europa non esiste un Paese in cui un partito abbia la maggioranza. Ecco il tema: creare la compagnia di viaggio" e con il M5s "c’è tanta distanza. Troppa. Questo gioco della separazione quotidiana vuol dire condannarsi alla sconfitta. E invece la sfida è trovare una capacità di mediare avanzando. Servono proposte innovative. Servono proposte che emozionano. Che prendono il cuore. Perchè c’è metà del Paese che non va più a votare. E perchè i giovani non si convincono con proposte in contrasto tra loro".