La procura ha aperto un'inchiesta. Nel mirino alcuni lavori per la gestione degli edifici tra la Liguria e la costa Adriatica. Una ditta, secondo l'accusa, ha falsificato i suoi titoli. E l'amministrazione non ha controllato
Corruzione e turbativa d’asta. Nel mirino il comune di Milano. Nello specifico: l’assessorato alla Famiglia diretto, fino alle ultime elezioni del maggio scorso, da Mariolina Moioli. Sul piatto: gli appalti per la gestione delle Case vacanza, edifici pubblici dislocati tra la Liguria, la costa Adriatica e la Bergamasca, destinati a ospitare bambini e ragazzi. Su questo indaga la magistratura milanese. Il fascicolo, aperto dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, conta, ad oggi, solo un indagato: la Borgunitour attraverso il suo legale rappresentante. La società, partecipata per il 100% dalla Cisl Bergamo srl, secondo quanto sostiene l’accusa, ha falsificato alcuni certificati con l’obiettivo di aggiudicarsi l’appalto complessivo per la gestione delle strutture pubbliche. Così, dopo lo scandalo delle consulenze d’oro e quello del fallimento della partecipata Zincar, l’ex giunta di Letizia Moratti torna nel mirino della giustizia.
Ricapitoliamo i fatti: tra aprile e giugno di quest’anno sul tavolo della Direzione servizi per minori e giovani arriva l’appalto per la gestione dei due lotti che compongono buona parte del patrimonio immobiliare. Un tesoretto da due milioni di euro. La gara va in porto a giugno. Vince la Bourgonitour. Secondo classificato la Cooperativa doc di Torino. La stessa che ha vinto la gara nel 2010. Qui succede qualcosa. I dirigenti della società di Torino alzano la voce. Raccontano che qualcosa non funziona. Fanno di più: volano direttamente al comune di Milano per denunciare. Attenzione, raccontano a una delle due commissioni che si occupa di valutare i titoli, alcune certificazioni sono false. Cosa succede? Apparentemente niente. La gara va in porto. Vince la società di Bergamo. Dopodiché la frenata: la commissione interviene e sospende i lavori. “Abbiamo fatto una proroga – dice Patrizio Mercadante, responsabile della Direzione settore servizi per minori e giovani – e quindi abbiamo proseguito a lavorare con la cooperativa di Torino. Nel frattempo la commissione Facility ha iniziato a spulciare le carte. Questo il loro compito, io invece mi occupi dei progetti”. Tant’è. Alla Cooperativa Doc questo sembra non bastare e così va dritta anche in procura. Conclusione: ieri pomeriggio gli uomini della Guardia di finanza arrivano in comune e fanno incetta di documenti. Sono i cosiddetti titoli. Per la maggior parte autocertificazioni della stessa società.
E del resto il nome della Bourgunitour non è nuovo al Comune. Lo scorso anno si è aggiudicato una gara per le case vacanze di Cesenatico e Pietra Ligure. “Fu un appalto in project financing – spiega Mercadante – . In sostanza bisognava ristrutturare gli edifici. Per questo comparto la società ha dovuto sborsare sei milioni di euro. Dopodiché in cambio ha ottenuto da noi l’affidamento diretto della gestione alberghiera”. Insomma, un appalto diviso in due e alla cui gara non si presenta nessuno. “Un appalto del tutto regolare – dice Mercadante – sul quale non c’è alcuna ombra”. Dunque, i dubbi, non stanno qui, bensì sulla aggiudicazione della partita annuale per gestire le case vacanza. In sostanza la polizia giudiziaria ancora non ha alcuna prova in mano, solo una denuncia e documenti sopra ai quali ragionare. Per ora di tangenti non c’è nemmeno l’ombra.
Il resto è contorno. Il legame con la Cisl, ad esempio. Sezione di Bergamo. Stessa città dell’ ex assessore di Letizia Moratti. La Moioli, infatti, è originaria di Cividate al Piano. E nel capoluogo orobico ha anche lavorato lo stesso Mercadante. Solo scenario, s’intende. Altro non si intravede. Se non il nome di due società, annotate nelle carte dell’inchiesta. Si tratta della Orovacanze e della Orovillaggi.
Insomma, al di là degli sviluppi dell’indagine, un cosa è certa: gli ultimi fatti di cronaca giudiziaria hanno riportato in primo piano la questione delle case vacanza. Tema sul quale si allunga anche l’ombra della criminalità organizzata. Nelle carte delle ultime inchieste della Dda emergono, infatti, gli interessi degli uomini vicini alle cosche calabresi per la ristrutturazione dell’edificio di Andora. Oltre a questo, salta fuori un quadro sconsolante nella gestione di queste strutture spesso ricavate dentro a edifici d’epoca. Per capire basta qualche numero: un appalto da due milioni di euro per gestire ogni anno 16mila bambini. Tradotto: mancano i soldi. Per la struttura e per le mense. Il cibo è di cattiva qualità. I genitori si lamentano. A chiudere, la singolare gestione dell’amministrazione comunale. Un caso su tutti: quello di Recco. Qui, infatti, l’ultimo progetto di ristrutturazione con progetti di modifica dei bagni (da adattare alle esigenze dei bambini più piccoli) è stato abortito, trasformando la destinazione d’uso dell’impianto: da casa vacanza a luogo per convention.