Quanto sta accadendo nella Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati riguardo alla richiesta di arresto del deputato PdL Alfonso Papa è estremamente indicativo dei rischi che corre la Giustizia in caso di ingerenze parlamentari.
Rinvii, richieste di integrazioni atti, tesi contraddittorie che, in realtà, nascondono solo giochi politici e accordi interni alla maggioranza si stanno susseguendo da giorni. La stessa Lega Nord lo ha ammesso: vogliono tenere sulle spine il PdL.
Il problema, però, è che la legge è uguale per tutti, e non è giusto che i cittadini “comuni” siano oggetto di una mera valutazione di colpevolezza, mentre altri cittadini (i Parlamentari) siano oggetto di una valutazione che nulla a che fare con il rispetto delle norme, ma è dettata da ragioni politiche. Non è giusto per Papa, il cui destino giudiziario verrebbe appeso a valutazioni che potrebbero rispondere a logiche di antipatia politiche. Non è giusto per le vittime dei reati contestati, che hanno diritto a vedere il presunto reo soggetto alla legge al pari di ogni altra persona. E non è giusto neanche per i cittadini, nel cui interesse la Giustizia è amministrata.
Insomma, il “filtro” della Giunta per le autorizzazioni a procedere ha un senso finché svolge realmente un ruolo di filtro sul possibile fumus persecutionis nei confronti dei Parlamentari (possibilità a mio avviso in realtà alquanto rara…), e non dove il potere venga esercitato per un “baratto” tutto interno alla politica. Invece, di fronte alle confessioni della Lega di voler tenere la maggioranza “sulle spine” appare evidente il ruolo distorto di questo “filtro”, che in questo caso tutto sembra essere fuorché una valutazione giuridica sulla “persecutorietà”.
Tali circostanze dovrebbero far riflettere sull’opportunità di mantenere in vita questo meccanismo così com’è, o, invece, sull’opportunità di modificarne il funzionamento e gli stessi poteri. A questo punto, volendo allargare gli orizzonti, è legittimo domandarsi anche cosa accadrebbe se – come vorrebbero le proposte di riforma della Giustizia – fosse il Parlamento a decidere quali reati perseguire, eliminando l’obbligatorietà dell’azione penale. Che giovamento ne avrebbero i cittadini? Siamo davvero sicuri che sia opportuna una simile ingerenza della politica nella Giustizia?
La vicenda Papa insegna.