Simone CristicchiIncontro Simone Cristicchi nel suo camerino qualche minuto dopo aver terminato l’esibizione nella pièce Li romani in Russia, poema che ricostruisce passo passo il viaggio, i combattimenti e la disperazione dei romani partiti per la Campagna di Russia del 1941-‘43. Lo spettacolo è molto intenso, gli faccio le mie congratulazioni, la sua perfomance è stata davvero impeccabile. Sono molto colpito da questo ragazzone dall’aria estroversa, qualche attimo dopo la conversazione, però, capisco che è tutt’altro che bizzarro, ma persona molto gentile e disponibile, dotato soprattutto di un’umiltà difficilmente riscontrabile in chi ha raggiunto un certo livello di celebrità.

È uno che non si è montato la testa. E infatti nel 2007, dopo aver trionfato al Festival di Sanremo ha deciso di rimanere con i piedi per terra, facendo anche di più, scendendo addirittura sotto terra. In una miniera…
Uscendo dal teatro mi racconta dell’esperienza con il Coro dei Minatori – un gruppo formato da 14 elementi con età compresa tra i 19 e gli 80 anni – di Santa Fiora, un paesino sulle pendici del Monte Amiata con cui ha messo su uno spettacolo originalissimo “Canti di miniera, d’amore, vino e anarchia”. L’ennesima sfida per lui, “un deragliamento positivo fuori dai binari del consueto iter discografico, che finisce solitamente per diventare fredda routine”. L’idea gli è nata quando ha scoperto che a Santa Fiora esiste un gruppo di musica popolare che ripropone il vasto e originale repertorio di canzoni tradizionali locali. Canzoni tramandate dai minatori che erano soliti interpretarle nelle occasioni di festa nelle osterie o nelle piazze del paese, momenti in cui il canto diventa gioia e condivisione.

Così Cristicchi diventa un “Minatore”, diventando “IL direttore” del coro, mettendo su uno spettacolo che ha riscosso il favore del pubblico che ha decretato un successo inaspettato dalla Puglia alla Valle d’Aosta. Mai il Coro dei Minatori avrebbe immaginato che un giorno si sarebbe esibito al Teatro degli Arcimboldi di Milano o all’Auditorium di Roma… o davanti a più di 600 mila persone al Concertone del Primo maggio in piazza San Giovanni.

Interpretando “canti di un mondo buio e poco conosciuto, immergendosi nelle atmosfere che soltanto la musica popolare è in grado di creare, qualcosa di magico, che trasporta nel passato, che rende manifesto e nitido il legame profondo con un patrimonio che è dentro di noi, nascosto nella miniera dell’anima”, Cristicchi riesce nel suo intento: far conoscere una realtà sconosciuta affrontando temi attuali come il precariato e le morti bianche, immergendosi nelle gallerie del passato, scavando nella memoria, riportando alla luce preziosi minerali sepolti, le storie e le meravigliose canzoni di una tradizione che non deve andare persa.

Una tradizione che continua grazie ai supporti sui quali sono incisi i momenti più emozionanti di quest’esperienza: edito da Rizzoli è disponibile il cofanetto Santa Fiora Social Club – cantare di miniera, amore, vino e anarchia con i minatori di Santa Fiora, contenente un dvd della durata di oltre due ore “per scendere nelle viscere della terra, scoprire un mondo antico e gente sincera, cantare a squarciagola” ove è presente lo spettacolo “Santa Fiora Social Club” e un libro con i testi delle canzoni commentati, le foto d’epoca e degli spettacoli e le testimonianze dei minatori.

Simone Cristicchi, Santa Fiora Social Club – cantare di miniera, amore, vino e anarchia con i minatori di Santa Fiora (Rizzoli, dvd + libro 21,90 euro)

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