Rubo il titolo di questo post al mio amico, pregiato scrittore e compagno di scorribande letterarie, Peppe Lanzetta, che ha saputo raccontare il Bronx napoletano quando Gomorra non era ancora una parola famosa e quando, pure nel Bronx, si riusciva a sognare.
Quando ho conosciuto il Peppe Lanzetta, autore e attore, ho conosciuto la parte di me in cui i sogni non sono mai tramontati, nemmeno di fronte allo scempio delle vele di Scampia o alla violenza silenziosa dei Quartieri Spagnoli. Ho imparato che “la vita la devi onorare” e se per farlo devi andare lontano, non importa. Anche se poi, come dice un altro scrittore immenso, Erri De Luca, si diventa un Neapolide, senza diritto di cittadinanza.
Sono arrivata a New York quando ho capito che nessuno può ridarci i sogni se non noi stessi. Quando, però, vivi nel declino continuo di tutto ciò che ti circonda, è difficile credere che tu possa fare qualcosa, qualsiasi cosa per riprenderteli. E’ difficile credere che si possa cambiare qualcosa. Credere nel futuro. Avere aspirazioni. E così ci si spegne un po’. E ci si sente soli, inadeguati per quella voglia che, come un rigurgito, torna a premere verso un’idea, verso un sogno, appunto.
Mariangela mi ripete da tre giorni che da tempo non sentiva l’energia vitale che sente a New York. Toti mi scrive che New York gli manca. Teresa si sente improvvisamente più felice perché forse potrà restare ancora a New York. Tutti mi dicono che alle loro spalle c’era la sensazione di vivere come in una palude, senza speranza.
E potrebbe non essere New York, ma Londra o Parigi o uno sperduto villaggio del Cile. Potrebbe essere l’Australia o il Giappone. Ciò che basta è che non sia Italia. E a ciascuno, lo si tenga ben presente, il cuore si infrange nel dirlo, nel doverlo ammettere. Certo, restare e combattere. Ma fino a quando? Fino a quando si continuerà a ignorare cosi volgarmente che l’assenza di meritocrazia, il rispetto delle qualità in contrasto con un’abitudine disgustosa ai favoritismi, allontanerà sempre più giovani e meno giovani? E credere che sia tutta colpa di Berlusconi è sbagliato come credere che la mafia sia solo in Sicilia. Berlusconi ha ingigantito delle storture morali che esistevano, esistono e, sembra, continueranno ad esistere, a destra e a sinistra senza che chi le attua avverta nemmeno un minimo sentore di vergogna.
Sognare. Non è una bestemmia. Felicità. Non è un peccato. Il diritto alla felicità gli americani ce l’hanno nella Costituzione e te ne accorgi. Felicità è ciò che ognuno di noi merita, e onore a chi se la va a cercare ovunque e in qualsiasi modo. E, se possibile, senza mai voltarsi indietro.
Da circa un anno provo a raccontare ciò che vedo dal mio punto di vista, che è quello di una che crede che la felicità sia un diritto umano. E mi commuove rivederla negli occhi di chi approda qui, in questa città per niente perfetta, in un paese assolutamente imperfetto ma non “patrigno”.
Lo so, per molti siamo traditori. Inseguire la felicità ha i suoi prezzi e ciascuno li paga. Un anno fa, in questi giorni, una persona a me cara, di soli 40 anni, veniva a mancare. E io non avevo nemmeno i soldi per essere al suo funerale. Quella persona un giorno mi scrisse, mentre inseguiva in modi diversi la sua personale felicità: “Io e te stiamo lottando per ciò che meritiamo e tanto basta a renderci migliori”. E io oggi continuo anche per Pierpaolo.