Dopo Toscana ed Emilia Romagna, anche il Veneto e l’Umbria dicono no all’applicazione dei ticket sanitari introdotti dalla manovra economica approvata venerdì scorso alla Camera. Contando anche Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige (che lo introdurrà soltanto sui codici bianchi al pronto soccorso) e Sardegna, diventano sette le Regioni intenzionate a fare a meno del nuovo balzello.
E’ invece una regione di centrodestra, il Lazio, la prima a sposare apertamente il provvedimento: riguardo al ticket da 10 euro sulle vistite specialistiche, “a oggi il cittadino lo deve pagare”, ha affermato il presidente Renata Polverini. Quanto al contributo per i codici bianchi, “già esistono e sono stati introdotti dalla giunta Marrazzo-Montino”. I ticket frutterrano alla Regione 35 milioni di euro, ha sottolinato Polverini, “per questo non è così automatico non applicarli”.
In direzione opposta il leghista Luca Zaia, presidente veneto: il costo delle prestazioni mediche, ha annunciato, al momento non verrà modificato. “Siamo tra le poche Regioni, forse l’unica – ha spiegato – che ha deciso di affrontare questo nuovo salasso pur non avendo ‘superticket’ e addizionale Irpef”. La scelta è arrivata dopo una consultazione con l’assessore alla Sanità Luca Coletto: “Lo abbiamo voluto fare – ha proseguito Zaia – nonostante minori entrate rispetto ad altre Regioni, si pensi alla Lombardia o all’Emilia Romagna. Anche senza i ticket garantiremo gli alti standard qualitativi delle nostre cure come sempre”.
Sull’altro fronte politico, il presidente dell’Umbria Catiuscia Marini non solo ha deciso di sospendere l’applicazione del ticket sulle prestazioni diagnostiche, ma ha attaccato frontalmente il governo: ” La riteniamo una misura iniqua e ingiusta che danneggia i cittadini, già pesantemente colpiti dalle ripercussioni della crisi economica sul potere d’acquisto dei redditi specie delle fasce più deboli. Iniqua anche perché si tratta di una tassa imposta a tutti senza tenere conto delle differenze di reddito”. E finisce per favorire la sanità privata a dispetto di quella pubblica.
Si tratta di scelte non indolori per le casse regionali, e così i tecnici sono al lavoro per trovare misure alternative “in accordo con altre Regioni”, ha aggiunto Marini, “soprattutto per quelle con i bilanci in regola e dunque senza deficit”.
La prima regione a rifiutarsi di applicare le nuove regole sui ticket previste in manovra è stata l’Emilia Romagna, dove l’assessore alla Sanità Carlo Lusenti ha annunciato che i cittadini non dovranno pagare tasse in più sui servizi sanitari: “Cercheremo strade alternative, diverse da quelle delle tasche della gente”, ha detto Lusenti.
Ieri una simile decisione è stata presa dalla Toscana, che ha deciso di prendersi “una pausa di riflessione di quindici giorni e di non applicare il ticket da lunedì prossimo, come previsto dalla manovra, in particolare perché colpisce le fasce più deboli”, come detto il governatore Enrico Rossi, secondo cui l’aumento di 10 euro per le visite specialistiche “è profondamente ingiusto” oltre che “improprio per la tutela stessa della salute”.
Pausa di riflessione, ma di una settimana, anche per il Friuli Venezia Giulia. “Un’attenta valutazione politica” sul nuovo regime dei ticket è stato annunciato dall’assessore regionale alla Salute, Vladimir Kosic, secondo il quale però le nuove disposizioni “renderanno più favorevole per le persone fragili il regime delle compartecipazioni per il pronto soccorso con codice bianco”, visto che l’attuale ticket da 7,65 euro per tutti verrà sostituito da uno da 25, da cui però saranno esenti persone con più di 65 anni o con meno di 14 e invalidi civili.