Ci voleva un anonimo per rendere fashion la caccia alla casta. SpiderTruman apre un profilo facebook sui segreti di Montecitorio e in poche ore diventa la prima notizia dei principali siti online, con i “mi piace” che a quel punto sfondano i 200 mila e straripano sui giornali cartacei. E ora? Mentre tutti vanno a rimorchio nel far crescere l’indignazione proviamo a farne una occasione per cambiare le cose.

Non mi dilungo ora sul chi è e sul perché tutti i media in questo momento spingono quello che per anni hanno trattato come una questione marginale, roba da un articolo ogni tanto. Se uno scandalo non si traduce in riforma perde la sua carica rivoluzionaria.

Dunque, il 16 marzo 2011 in un post su questo blog avevo aperto la caccia alla casta grazie all’iniziativa Parlamento Wikileaks, ovvero la pubblicazione per la prima volta nella storia della Repubblica di tutte le spese di Camera e Senato, compreso il testo dei contratti di consulenze e servizi. La pubblicazione è Open Data, ovvero in formato aperto e rielaborabile. Basta saper lavorare con excel per tirare fuori vere e proprie notizie bomba.

Ne è uscito fuori di tutto, dagli scandali degli affitti dei palazzi della politica all’assistenza sanitaria, dagli appalti alle ditte amiche alle spese folli per le autoblu e la ristorazione. Persino una applicazione per IPhone, CameraLeaks, che due fratelli hanno realizzato grazie ai dati che abbiamo reso pubblici. Oggi in rete si parla di manifestazioni, raccolta firme, presidi, rivolte. Per evitare di rimanere tutti degli ultras da tastiera, provo a fare alcune proposte facili facili.

Primo: costringiamoli a pubblicare online i dati patrimoniali dei parlamentari (dichiarazione dei redditi, proprietà immobiliari, partecipazioni azionarie in società, nomine in consigli di amministrazione loro e dei familiari). Tanto per capirci, se Scajola avesse dovuto pubblicare l’acquisto della sua nuova casa del Colosseo, qualche cittadino gli avrebbe fatto notare subito che il prezzo era troppo basso… Sapere poi se chi vota per il nucleare o per gli armamenti ha azioni in società che ci guadagnerebbero non sarebbe poca cosa.

Il 7 luglio del 2009 i parlamentari Radicali riuscirono a far approvare alla Camera una mozione che impegnava a fare tutto questo. Se la sono cavata con la discrezionalità: cioè solo chi vuole pubblicherà i dati. Sapete quanti lo hanno fatto? Solo 27 senatori, 90 deputati e 2 ministri!

Cioè 828 parlamentari non lo ritengono importante. Anzi, se ne fregano dei 1.705 cittadini che gli hanno mandato una mail chiedendo di farlo. Ecco i nomi. Se diventassero 100 mila le mail non credo reggerebbero la pressione… quindi ripartiamo da qui, campagna di mail bombing subito.

Secondo: questa anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati (si anche tutti quelli nominati dalla politica a capo delle aziende pubbliche, che spesso li ritroviamo contemporaneamente in varie società e nelle inchieste della magistratura, pensate al recente caso Milanese) vale anche per Regioni, Province e Comuni.

Una nostra campagna che va avanti da tre anni con delibere di iniziative popolari ha fatto si che fossero approvate in città importanti come Roma, Torino, Napoli, in regioni come Puglia, Campania, Basilicata e tante altre realtà locali. Sono però molti gli enti locali che se ne fragano, e alcuni di quelli che l’hanno approvata ancora non gli danno attuazione. E allora sotto, qui trovate l’elenco di chi è in regola e gli schemi di delibere popolari da presentare per il vostro Comune o Regione.

Terzo: abolire del tutto il finanziamento pubblico dei partiti. È la vera rivoluzione, perché cambierebbe il modo di fare politica, ed infatti non troverete neanche Antonio Di Pietro a sostenerla. Oggi cinque, sei partiti si rubano 500 milioni di euro ogni legislatura e in questo modo si garantiscono l’esistenza dei propri apparati senza dover rendere conto agli iscritti. Nel 1993 proponemmo un referendum che fu plebiscitato dal popolo italiano, salvo poi essere riproposto con la truffa dei rimborsi elettorali. È ora di tornare alla carica.

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