Spesso Marco Travaglio, nel lungo e penoso elenco di farabutti che frequentano il nostro parlamento, paragona tale luogo ad una comunità terapeutica. Mi permetto di dissentire. Le strutture residenziali si
occupano di motivare al cambiamento uomini e donne che il più delle volte hanno esaurito la loro carica vitale consumandola in droghe legali e illegali. Il parlamento, così pare, rafforza la convinzione che la strada intrapresa del ladrocinio e della arroganza possa perfezionarsi entrandoci.

Da una parte (tossicodipendenti) si esalta l’abbandono della condotta precedente mentre dall’altra (onorevoli e politicanti) si conferma la bontà delle proprie aspirazioni, furbe e cannibali, a discapito del
bene pubblico.

Insomma, caro Marco, quello che ti voglio dire è che i “drughè” sono molto meglio di tantissimi politici. L’unico vero punto di contatto consiste in una forma di dipendenza: da una parte le droghe e dall’altra la vorace voglia di essere uno che conta, di arricchirsi a dismisura, di avere potere sugli altri.

Ironia per ironia e in termini paradossali vorrei dimostrarti perché la droga fa meno danni al prossimo di certa politica. Prendiamo il concetto di “emivita di un farmaco” che, in soldoni, rappresenta la durata
media in cui la molecola esercita la propria azione. L’eroina, ad esempio, ha una emivita abbastanza lunga e questo ne spiega le relative poche assunzioni necessarie per raggiungere un livello soddisfacente di
benessere. Anche fosse legalizzata l’eroina, il tossicodipendente non ne userebbe di più rispetto al proprio fabbisogno quotidiano. Ma per la rapace e spasmodica voglia di ricchezza di molti dei nostri parlamentari quale sarà l’emivita? E’ gente che finito un malaffare ne intraprende subito un altro. Che acquistato una orrenda patacca d’oro da mettersi al polso, quasi fossero rapper afroamericani, non riesce a non immaginare quale altra grottesca e volgare autovettura è necessario comprare o farsi regalare.

Sono poliassuntori di nefandezze ben diversi dai tossicomani che, ottenuta la propria dose quotidiana, si rintanano nei loro pensieri astratti.

Mentre vedo di buon occhio la legalizzazione delle droghe mi sembra impossibile legalizzare il furto e la vessazione sistematica.

Mi sembrava, caro Marco, una buona ragione per fare dei distinguo tra Comunità Terapeutiche, con tutti i loro limiti, e parlamento.

Le stesse carceri, contenitori di una indistinta umanità dolente, sono meglio. Molto meglio. Un buon motivo perché certi onorevoli ci finiscano. Non potranno che migliorare.

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