L'esecutivo del Cavaliere assente ai primi giorni di lavoro. L'Italia ancora deve versare 260 milioni di euro promessi già ai tempo del G8 del'Aquila. Il forum della Capitale così si è aperto con una protesta contro il presidente del Consiglio
Ad accogliere gli oltre 5.000 scienziati e luminari da tutto il mondo arrivati a Roma per la Conferenza mondiale sull’Aids (IAS 2011) non c’erano rappresentanti del governo italiano ma una folla di manifestanti che ha srotolato uno striscione: “Berlusconi liar, fund the Global Fund”, ovvero “Berlusconi bugiardo, finanzia il Global Fund”.
La notizia che il governo italiano è l’unico a non aver versato le donazioni al Fondo Globale per la lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria, ha fatto il giro del mondo. E infatti, già il primo giorno di lavori, l’Italia, che doveva fare gli onori di casa, si è presa le bacchettate dagli oratori per non aver rispettato gli impegni.
All’appello mancano sempre quei 260 milioni di euro promessi da Silvio Berlusconi già ai tempi del G8 de l’Aquila. Così la situazione italiana è stata illustrata dal podio dal responsabile della International Aids Society con una slide che diceva tutto: “L’Italia e l’Hiv: verso lo zero”. Dove zero non vuol dire zero infezioni o zero morti ma zero azioni contro il virus dal 2009.
Si aspettava un’accoglienza diversa, chiediamo a Michel Kazatchine, direttore del Fondo Globale. “Effettivamente la prima cosa che ho visto arrivando alla Conferenza è stato il gruppo di manifestanti. Non conosco bene il cerimoniale italiano ma quello che posso dire è che alle altre conferenze sull’Aids, quella di Sidney e quella di Parigi ad esempio, ho visto una rappresentanza governativa ben più ampia”.
E i 260 milioni mancanti? “La questione è tanto seria quanto ironica – continua il direttore – perché oggi si celebrano dieci anni di grandi successi nella lotta contro l’Aids, ed è stata proprio l’Italia dieci anni fa, durante il G8 di Genova, a farsi promotrice del Fondo Globale. Fino al 2005, l’Italia è stata fra i primi cinque donatori, sempre attiva nella lotta contro l’Aids. Poi ha deciso di tirarsi indietro”. E dire, oltretutto, che l’Italia mostra fra i paesi dell’Europa occidentale un’incidenza di nuove diagnosi di HIV medio-alta (2.588 solo nel 2009) per un totale di oltre 45 mila diagnosi di infezione di HIV negli ultimi 15 anni. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità sarebbero 60 mila i casi di malattia, una malattia che si è evoluta e il cui contagio non avviene più in prevalenza fra i tossicodipendenti ma fra persone che contraggono l’infezione in seguito a rapporti sessuali, sia etero che omosessuali. Nonostante la negligenza italiana dalla conferenza ci sono molte aspettative.
“Siamo davanti a una svolta nella lotta planetaria contro l’Aids”, ha dichiarato Elly Katabira, Presidente di IAS 2011 e della International Aids Society. “I progressi fatti negli ultimi due anni sono stati così importanti da essere comparabili ai grandi successi che negli anni ’90 hanno consentito di mettere a punto la terapia antiretrovirale di combinazione: l’entusiasmo che circonda le recenti scoperte – il gel vaginale, lo studio sul trattamento antiretrovirale per la prevenzione, il dibattito sul percorso da compiere verso la cura, o i primi dati incoraggianti sui vaccini – marcherà in modo determinante i lavori del congresso di Roma nel corso dei prossimi giorni”.
Di vaccini ha parlato anche Gary Nabel, direttore del centro di ricerca presso l’Istituto Nazionale di allergologia e malattie infettive (Niaid), del Maryland, Stati Uniti, vaccini che arrivano da specifici anticorpi prodotti dai pazienti e in grado di neutralizzare il virus. “Nonostante l’efficacia sia stata modesta, la sperimentazione dell’rv144 condotta in Thailandia ha fornito una prova concettuale del fatto che un vaccino possa prevenire l’infezione da Hiv nell’uomo”, ha detto Nabel specificando che un numero consistente di individui affetti da Hiv (10-25%) produce anticorpi in grado di neutralizzare il virus.
Utilizzando particolari strategie di progettazione razionale di un vaccino basato sulla struttura di questi anticorpi, Nabel e il suo gruppo di ricerca hanno identificato un anticorpo umano, denominato vrc01, che neutralizza più del 90 per cento dei ceppi virali esistenti in natura.
Il farmaco “universale” in grado di sconfiggere definitivamente l’Aids ancora non c’è, e forse non ci sarà mai, ma la chiave per battere il virus sta in un mix di diverse terapie, sia in forma preventiva che terapeutica, ciascuna da sola non sufficiente ma insieme abbastanza potenti da sperare davvero di relegare l’Aids tra le patologie del passato. Il problema però, hanno sottolineato gli oratori intervenuti oggi, è che i crescenti progressi raggiunti dalla ricerca biomedica devono essere condivisi equamente tra il Nord e il Sud del mondo.
E su questo la conferenza IAS si vuole focalizzare, sui processi che consentono il più rapido trasferimento degli esiti della ricerca scientifica in politiche operative pratiche e attuabili ovunque nel mondo. E per questo, si sa, i fondi servono.
Per questo l’assenza dell’Italia dai grandi donatori del Fondo Globale è un problema non solo finanziario ma anche politico: “Non solo perché si perdono risorse importanti – ha detto al Fatto Quotidiano Kazatchine – ma perchè la solidarietà globale è un investimento per il futuro”.
L’Italia sta attraversando una grave crisi finanziaria, può essere questo un alibi, chiediamo? “E’ una questione di priorità, dice Kazatchine. Il punto è che non possiamo continuare a vivere in un mondo in cui pensiamo all’Italia e all’Europa staccate dal Sud del mondo e dai paesi poveri. Nell’ottica di un’economia globalizzata dovremmo cominciare a pensare e ad agire per creare un mondo globalizzato dove non esistono iniquità”.
di Vera Zecchin