Un “cerchio magico” non si nega nessuno. E anche Mariastella Gelmini ha il suo. Costruito sapientemente nel corso della legislatura, oggi il gabinetto del ministro dell’Istruzione rappresenta un esempio davvero unico nel governo di cosa voglia dire “fare casta”. O tenere famiglia. Ecco, la Gelmini, nel tempo, si è circondata di persone di sua stretta fiducia non badando a professionalità o curricula, ma alla provenienza geografica (la sua Brescia), alla fedeltà personale e alle parentele “lontane”. Attorno alla ministra più politica del governo Berlusconi c’è dunque un vero e proprio “clan di bresciani” a chiamata nominale, che dirige la stanza dei bottoni del ministero. E che paghiamo noi.

Dopo essersi stretta a sé Alberto Albertini come consigliere personale, reperto democristiano della Prima Repubblica, un nome che a Brescia fa storcere ancora il naso perché passato attraverso molteplici grane giudiziarie, come l’inchiesta sull’Ospedale Civile (pm Paola De Martiis, nel ’94) in piena Tangentopoli (ma è acqua passata), la Gelmini ha puntato dritto su Vincenzo Nunziata, avvocatone dello Stato di antico lignaggio con un debole per gli arbitrati e gli incarichi extragiudiziali. Come quello sulla costruzione della Scuola Marescialli di Castello, a Firenze, che poi si è evoluta nell’inchiesta sul G8. Nunziata è un recordman degli incarichi extragiudiziali, per i quali (tra il 2004 e il 2007) ha incassato 1 milione e 521 mila euro oltre a uno stipendio di 222 mila sommando una serie di altri incarichi tra cui quello – all’epoca – di capo di gabinetto del ministro Gentiloni alle Comunicazioni.

Nunziata e Albertini, però, non sono il problema. Infatti le interrogazioni parlamentari sul “cerchio magico di Mariastella” sono fioccate per altri nomi. L’ultima il 10 marzo 2011, dove un esterrefatto Alessandro Maran, vicepresidente dei deputati del Pd, chiedeva conto della nomina di Massimo Ghilardi, 45 anni, avvenuta con chiamata diretta per “comprovate e qualificate esperienze professionali”, a dirigente non solo della direzione generale della Ricerca, ma anche come responsabile dell’ufficio competente in riforma, riordino, vigilanza e finanziamento degli enti di ricerca; incarichi che controllano circa 915 milioni di euro. Ebbene, il signor Ghilardi, carabiniere di leva (fa sempre comodo) laureato in Scienze Motorie alla Cattolica di Brescia e anche in Sociologia Politica ad Urbino, iscritto all’Albo dei promotori finanziari, con la ricerca non c’azzecca proprio nulla, però avrebbe sbaragliato qualsiasi avversario in un ipotetico concorso pubblico: è il tesoriere di “Liberamente”, la corrente-Fondazione in ascesa nel Pdl e capitanata da Franco Frattini, dalla stessa Gelmini e Mario Valducci. All’interrogazione su Ghilardi il ministero non ha mai dato risposta. Perché? Dice l’assistente di Massimo Zennaro, 38 anni, portavoce del ministro: “Il ministro risponderà quando riterrà opportuno farlo”. Zennaro, laurea in Scienze Politiche, dentro Forza Italia era “esperto di comunicazione” prima accanto a Marcello Dell’Utri e poi a Tiziana Maiolo al Comune di Milano. Manco a dirlo, è di Brescia.

E l’amicizia personale con Mariastella ha fatto sì che la medesima gli abbia messo la spada sulla spalla, nominandolo dirigente di prima fascia del ministero con incarico di Direttore generale “per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la Comunicazione”; il suo stipendio è passato da poco più di 40 mila euro lordi da portavoce a 134 mila netti da dirigente. Più o meno quello che guadagna il “direttore generale della politica finanziaria e di bilancio” sempre dell’Istruzione, un altro del clan dei bresciani, del “cerchio magico di Mariastella”. Si chiama Marco Ugo Filisetti, 55 anni, e anche nel suo curriculum c’è una laurea in Legge che nuota nel vuoto, fatti salvi una serie di incarichi come funzionario della Provincia di Bergamo di cui è diventato dirigente nel ’93. La Gelmini lo ha chiamato a sé direttamente, ma stavolta il Parlamento, per voce di Antonio Misiani, tesoriere del Pd con radici bergamasche, ha chiesto conto al ministro della nomina (in un’interrogazione del luglio 2009) per ragioni “politiche”. Infatti nel 2009, Filisetti è diventato sindaco del comune di Gorle (sempre Bergamo), ma essendo dirigente del ministero, quindi dipendente civile dello Stato, la sua nomina (ex testo unico sull’ordinamento degli Enti Locali) doveva considerarsi nulla. Insomma, Filisetti avrebbe dovuto optare per uno dei due incarichi. L’ha fatto? Neanche per idea. Però il sottosegretario all’Interno, Michelino Davico, ha spiegato che Filisetti può fare tutto ciò che vuole perché l’incompatibilità riguarda solo i direttori generali dei ministeri, mentre lui “ne svolge solo le mansioni”. Al matrimonio di Mariastella con Giorgio Patelli, il 23 gennaio 2010, Filisetti è stato indicato come appartenente al ramo della famiglia dello sposo, in una declinazione neppure troppo lontana. E queste, a ben guardare, son quelle cose che contano sempre.

da Il Fatto Quotidiano del 19 luglio 2011

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