Peggio dell’isteria anticasta c’è solo l’isteria degli anti-anticasta alla caccia di un pretesto per sbugiardare il precario anticasta.

Anche perché, se devo dirla tutta, secondo me non c’è alcun motivo per avercela con gli anticasta. Sì, d’accordo, qualcuno dirà: il problema è un altro. Ma qui, in questa Italia depressa e senza prospettive per il futuro, mi sembra che il problema sia sempre un altro. E un altro. E un altro. Sì, certo: il problema principale è riuscire ad avere una chiara visione d’insieme di quali siano i problemi. Ma questo non significa che non esistano anche i problemi corollari.

Ed è un vero peccato che qui si sia in un paese buffo, tragicomico. Un paese dove, se appare un tizio qualunque – che poi, proprio qualunque non è – che, su un qualunque blog (o pagina Facebook o altro) si mette a (ri)raccontare qualcosa che riguarda la casta dei parlamentari, ecco che ci sono quelli che lo seguono cavalcando lo scoop – notiziabile per i prossimi tre o quattro giorni, se va bene una settimana – e quelli, invece, che devono mettersi a sbugiardarlo o a renderlo inattendibile o a trovare le magagne. E mica persone qualunque.

C’è Vittorio Zucconi su Repubblica:

Dunque questa “Gola Profonda” ce l’ha con la “casta” perchè non l’hanno accettato e assorbito? I privilegi fanno schifo soltanto quando sono gli altri a goderne, ma vanno benissimo quando anche noi siamo invitati alla festa? Ah, the “Italian Dream”.

C’è Michele Prospero su L’Unità:

L’isteria anticasta celebrata a testate unificate intende ostacolare proprio la costruzione di una nuova razionalità della politica dopo che la pretesa funzione di controllo affidata al mercato o alle agenzie di valutazione si è rivelata una tragedia e un imprenditore al comando una sciagura.

C’è Arianna Ciccone de La Valigia Blu, a spiegarci perché la pagina del precario anticasta non la convince. Inizia così:

Quella pagina creata da un sedicente precario della Casta (leggi ex portaborse di un onorevole) promette di rivelare i segreti dell’odiata classe politica, ormai semplicemente detta appunto casta. Non paragonatelo ad Assange perché questa sarebbe una vera e propria eresia.

Ora, i link sono lì perché leggiate anche voi.

Personalmete non trovo alcuna logica in questa caccia alla magagna del precario anticasta.

1) L’autore del blog vuole tenere l’anonimato e, per quel che mi riguarda, fa tanto bene. Non è un giornalista e non ha alcun dovere morale né deontologico. La rete, prima dell’ostentazione da social network, si è sempre barcamenata su un anonimato per nulla problematico.

2) Ha deciso di svelare dei segreti che per molti segreti non sono? E allora?

3) Si è inventato tutto? Dubito, ma anche fosse? Sarebbe uno straordinario caso letterario e probabilmente la realtà supererebbe comunque la fantasia.

4) Svela quel che sa solo perché non fa più parte del sistema? E quindi? Anche i pentiti, più o meno, appartengono alla stessa categoria morale, no?

5) Subito dopo le sue “rivelazioni”, si levano gli scudi contro la casta. E’ forse un male?

6) Vediamo, ah, sì. Forse è manovrato da qualcuno. Probabilmente sono le scie chimiche che gli condizionano il cervello e fa parte del complotto dei rettiliani.

Pausa.

Che fatica, il nostro paese da operetta.

Invece di vedere in questo piccolo caso di indignazione virale l’ennesima occasione – che a breve andrà perduta – perché la società civile prema per eliminare i privilegi della casta per poi potersi dedicare agli altri problemi, si perde tempo a versare fiumi di byte.

E la cosa si ripeterà, con una collezione di occasioni perdute che ormai rasenta il maniacale.

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