Già venerdì scorso Reguzzoni aveva annunciato che la Lega non avrebbe contrastato la richiesta dei pm di Napoli che indagano sulla P4. “Darò indicazioni di votare per l’arresto”, aveva detto, dopo che l’astensione dei due membri leghisti nella Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio era stata determinante per il parere favorevole alla carcerazione. Ma a smentire che i giochi all’interno del Carroccio erano chiusi, ci aveva pensato Umberto Bossi, con la sua altalena tra il “vada in galera” di venerdì e il “niente manette” del giorno dopo, perché uno non deve andare in priogione “se prima non si è fatto il processo”. Passate 24 ore il Senatùr i due concetti li aveva messi insieme: manette prima di una condanna mai, ma la linea del partito “è quella di votare per l’arresto”. Un concetto che oggi Reguzzoni ha tradotto con parole diverse: sì all’arresto, ma con libertà di coscienza.
Determinante sul risultato di domani potrebbe essere la scelta di votare in modo segreto o palese. Un’alternativa sulla quale l’opposizione è compatta. ”Come per tutte le altre votazioni sulle autorizzazioni a procedere, il Pd non chiederà il voto segreto e sarebbe bene che facessero così anche gli altri gruppi – ha detto il capogruppo del Pd Dario Franceschini -. Il voto segreto si presta a trucchi e imbrogli e a coprire le incertezze della Lega che ogni giorno cambia idea”. Gli ha fatto eco Antonio Di Pietro: ”Tutti i parlamentari devono assumersi la responsabilità di dire con un voto palese come votano – ha detto il leader dell’Idv -. L’idea di salvare uno per essere salvato a sua volta la prossima volta, si chiama complicità politica e morale. E chi formula la richiesta di voto segreto non è degno di stare in Parlamento”. D’accordo anche il finiano Fabio Granata: ”Il Parlamento voti alla luce del sole su Papa: gli italiani non tollererebbero voti segreti e patti trasversali – ha commentato -. Non vorrei che fossero ‘i responsabili’ incaricati di fare il lavoro sporco, come i mercenari in guerra, chiedendo il voto segreto”.
Ed è stato proprio il ‘responsabile’ Domenico Scilipoti a parlare per la maggioranza: “E’ meglio votare a scrutinio segreto. Potrei essere io a chiederlo”. Inascoltate sono rimaste le parole del presidente della Giunta per le autorizzazioni, il democratico Pierluigi Castagnetti, che oggi ha invitato Papa a un passo indietro: “Esiste, per chi è coinvolto in vicende che arrivano alla pronuncia dell’Aula sulla richiesta di arresto, la via delle dimissioni”. Un modo per togliere dall’imbarazzo il Parlamento.