Oggi è il giorno in cui il tycoon dovrà scendere a patti con la politica. Rupert Murdoch, insieme a suo figlio James e a Rebekah Brooks, compare alle 14, cioè alle 15 in Italia, davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta della House of Commons di Londra. Il magnate australiano dei media, il suo ultimogenito e l’ex amministratore delegato di News International arrestata domenica e poi rilasciata dopo 12 ore dovranno ricostruire esattamente le vicende. Perché il tabloid News of the World intercettava tutto e tutti? Perché sono mancati i controlli alla base? Murdoch era a conoscenza di quanto avveniva nelle sue redazioni britanniche? Queste e tante altre domande verranno trasmesse in diretta televisiva sulla Bbc.
Ma oggi, davanti alla commissione Cultura, media e sport, si presenteranno anche Paul Stephenson e John Yates, pezzi grossi uno di Scotland Yard e l’altro dell’antiterrorismo, che si sono dimessi nei giorni scorsi travolti dallo scandalo. Ed è proprio da loro che, dicono i commentatori, potrebbero arrivare le rivelazioni più scottanti, in quanto, avendo perso il lavoro, non hanno altro da perdere e devono solamente salvaguardare la loro reputazione. Non c’è migliore combinazione, commentava ieri sera il telegiornale della televisione pubblica. A Londra oggi, insomma, potrebbe saltare qualche altra testa.
Intanto, nella capitale, con i vertici della polizia decapitati, cresce la preoccupazione per la sicurezza durante le Olimpiadi, in programma nel 2012. La minaccia di un attacco terroristico potrebbe aumentare a dismisura, commentano editorialisti su diversi giornali. Il cambio della guardia per la Metropolitan Police potrebbe significare un periodo di incertezza e di dubbio, in un corpo che l’anno prossimo dovrà mettere in campo almeno 9mila uomini in ogni giornata dei giochi olimpici, quasi il doppio di quelli utilizzati per il matrimonio reale di Kate e William lo scorso 29 aprile.
Ora è aperto il toto-nomine. Chi succederà a Sir Paul Stephenson? Una figura vicina al sindaco Boris Johnson – toccato dallo scandalo, avrebbe dovuto accorgersi del marcio che colpiva la Met, dicono in molti – oppure una personalità più indipendente, in grado di fare piazza pulita nel principale corpo di polizia del regno? Di certo, rimarrà per molto tempo impressa nella mente degli inglesi la vicenda di Stephenson che accettava soggiorni benessere a cinque stelle, per lui e la moglie, da giornalisti di News of the World, il tabloid chiuso per lo scandalo nove giorni fa. Così come rimarrà impressa a lungo l’immagine di Rupert Murdoch al cospetto dei parlamentari. Lui, lo “squalo”, il “pesce cane”, ridotto a cagnolino ai piedi del padrone. Un padrone che in questi casi torna a essere sempre e soltanto il popolo britannico.
Sui media del Regno Unito ci si interroga: è finita un’era di precisione e rispettabilità? Anche a queste latitudini si sono fatte strada modalità di gestione del potere più vicine a quelle di stampo “mediterraneo”? Una cosa è certa: gli anticorpi non sembrano mancare. Al punto che, ieri, gli stessi Tories hanno attaccato il loro leader, David Cameron, per la sua missione commerciale in Africa. È la seconda volta che il primo ministro viene messo in discussione per il suo tempismo. Ogni volta che qualcosa di grosso preoccupa la nazione, lui parte lontano. La prima volta fu quando, da leader dell’opposizione, fece un viaggio in Rwanda durante le inondazioni del 2007. E intanto il Labour prende fiato, con Ed Miliband che dai microfoni della Bbc e sui giornali arriva ad attaccare apertamente Cameron che, con tutti i suoi legami con Rebekah Brooks e i Murdoch, si è ancora rifiutato di spiegare e di motivare.
di Matteo Impera