Gli avvocati e gli altri professionisti sono sotto schiaffo, ma forse il vero oggetto delle aggressioni mediatiche è la Costituzione.
Quell’art.24 sul diritto di difesa, specialmente se abbinato a quell’altro (il 3) sull’eguaglianza, deve apparire veramente troppo a molti che si sentono legati dai famosi lacci e lacciuoli che limitano così tanto la libertà di intraprendere. E sì che di personaggi intraprendenti le cronache abbondano (finchè ci conservano un altro articolo, il 21).
Chi si occupa degli avvocati in funzione del loro ruolo sociale di custodi dei diritti dovrebbe preoccuparsi davvero di fronte ai ricorrenti tentativi di proclamare il “liberi tutti”. Liberi di esercitare una professione il cui unico scopo non potrebbe essere che quello del massimo profitto col minimo sforzo, e al diavolo gli scrupoli, tanto ci penserà il mitico mercato a fare la selezione… Ha ragione l’Avv.Ghedini di disinteressarsi della questione degli Ordini (lui, appunto, “è sul mercato”: Corriere del 13 luglio); ha ragione anche la sig.ra Marcegaglia quando ci paragona ai tubi Innocenti (e lei sì che se ne intende), magari però i cittadini hanno qualche ha qualche altra preoccupazione.
Già, perché chi è in Italia che gestisce gratuito patrocinio e difese d’ufficio? Forse molti pensano che sia lo Stato; invece no, sono quelle cricche corporative degli Ordini degli avvocati. In cambio di chissà quali vantaggi, penseranno altri: ehm, no, veramente è il contrario, basandosi tutto sul volontariato e sulle risorse derivanti dai contributi degli iscritti, per assicurare soprattutto quei livelli minimi di qualità indispensabili a far sì che il tutto non si risolva in uno scherzo di cattivo gusto ai danni di chi non si può permettere l’avvocato alla carta.
Perché gli Ordini (non solo quelli forensi), assicurano tra l’altro l’aggiornamento continuo, con modalità accessibili a tutti gli iscritti e costi i più modesti possibili (facendo una concorrenza che sicuramente l’ineffabile Autorità Antitrust considererebbe sleale nei confronti delle varie organizzazioni private che hanno fatto anche della formazione un affare).
Accorgersi della malafede con la quale è posta la questione del sistema ordinistico è tutt’altra cosa dal dire che tutto va bene. Gli Ordini ce li hanno eccome i loro problemi ; ma la soluzione proposta ne suggerisce altre, paradossali. Per esempio, dopo ogni caso di malasanità pubblica conviene pensare all’abolizione del servizio sanitario nazionale? e se ci sono magistrati inefficienti e corrotti, allora cosa facciamo, cancelliamo l’ordine giudiziario? Vogliamo parlar male dei parlamentari? volentieri, ma tutto sommato credo sia meglio avercelo un Parlamento, sia pure all’italiana, che farne del tutto a meno. Winston Churchill disse che la democrazia è il peggiore dei regimi, a eccezione di tutti gli altri: ma lui aveva a che fare con Hitler e Stalin, mica con Lele Mora e Scilipoti.
Ma le restrizioni all’accesso, mi direte? quali, per cortesia: quelle che hanno “limitato” il numero degli avvocati in Italia ad oltre 230.000, e dei commercialisti ad oltre 110.000? siamo seri.
Alle varie anomalie italiane allora se ne vuole aggiungere un’altra, mentre l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (l’ O.C.S.E.: mica il Consiglio Nazionale Forense !) afferma che“la nozione di pubblico interesse è più ampia della necessità di correggere i difetti del mercato”, perché la concorrenza non può giustificare ogni e qualsiasi comportamento, e sono i codici deontologici elaborati dagli Ordini a far da argine al Far West.
L’esame di stato fa acqua da tutte le parti, siamo d’accordo: ma sono gli avvocati a denunciarlo, e da tempo, ed i politici a non sentirci da quell’orecchio (vedi gli stenti della riforma dell’ordinamento professionale). Ma invece di riformarlo ecco la brillante idea: aboliamolo ! (di nuovo in barba alla Costituzione, art.33) mentre passa inosservato che proprio l’Europa abbia alla fine imposto alla Spagna di prevederlo: la Spagna, unico paese dove grazie alla sua laurea abilitante sono todos Caballeros. Chissà la soddisfazione della CEPU, che invece di indirizzare gli aspiranti avvocati all’estero potrà ora far arrivare in Italia tutti i giovani europei diciamo forse “meno dotati” culturalmente (ma “più dotati” economicamente) …
Insomma, nel resto del mondo, dopo la crisi finanziaria si ridiscutono le regole, e non certo per ridurle; ebbene, in Italia invece di godere dei “vantaggi del ritardo” e delle esperienze altrui vogliamo masochisticamente ripetere tutto il ciclo (con un promettente inizio, la liberalizzazione del poker on line !)
Bè, facciamoci coraggio e soprattutto facciamo sentire la nostra voce anche per chi non ce l’ha, tanto secondo Libero “Altro che Bisignani. La vera lobby è quella degli avvocati” (così il 15 luglio Filippo Facci: sì, quello che Enzo Biagi, uno che piace solo alle vecchie e ai deficienti).
avv. David Cerri, Scuola Superiore dell’Avvocatura, Fondazione del C.N.F., Ordine degli Avvocati di Pisa