Secondo al Guardia di Finanza, l'azienda Fornace Tranquilla sotterrava rifiuti pericolosi invece di trattarli per il reimpiego in edilizia. Il prefetto vieta il consumo e la vendita dei prodotti agricoli raccolti nei dintorni
Dovevano trattare fanghi industriali tossici per reimpiegarli nell’edilizia, invece li sotterravano nei campi. E’ l’accusa della procura di Vibo Valentia contro una presunta associazione a delinquere che ruotava intorno alla ditta Fornace Tranquilla srl di San Calogero, in provincia di Vibo. La Fornace Tranquilla riceveva i fanghi inquinati da una serie di imprese calabresi e pugliesi, che a loro volta li raccoglievano da una “società nazionale leader nella produzione di energia elettrica”, al momento non specificata dagli inquirenti.
Il trattamento, però, avveniva soltanto sulla carta, e in realtà i fanghi – contenenti tra l’altro nichel e vanadio – finivano sotto terra, sia all’interno che all’esterno dell’azienda, in campi agricoli e frutteti. Tanto che il prefetto di Vibo Valenzia ha ordinato la distruizione di tutti i prodotti agricoli raccolti intorno alla Fornace.
L’operazione Poison (veleno), condotta dalla Guardia di finanza, conta 18 indagati, a cui sono stati consegnati altrettanti avvisi di fine indagine. Tra loro ci sono due dipendenti dell’amministrazione provinciale di Vibo Valentia, che alla Fornace Tranquilla avrebbero rilasciato autorizzazioni non conformi. Il titolare, Giuseppe Romeo, era stato arrestato nel 2009.
I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico e all’illecito smaltimento di oltre 135 mila tonnellate di rifiuti pericolosi, al disastro ambientale con pericolo per l’incolumità pubblica, dall’avvelenamento di acque e di sostanze alimentari alla falsità ideologica, oltre all’attività di gestione dei rifiuti senza autorizzazione. Il giro d’affari dell’organizzazione sarebbe stato di 18 milioni di euro, mentre alla Fornace è contestata l’evasione della tassa sullo smaltimento dei rifiuti per 1,4 milioni.