Una notizia che è passata quasi inosservata, ma che desta enorme scalpore – soprattutto alla luce delle emergenze umanitarie legate ai conflitti e alle conseguenti immigrazioni di disperati – è quella del governo che, approfittando dell’importante decreto di proroga delle missioni militari internazionali, ha introdotto di soppiatto due articoli che eliminano le figure dei volontari e dei cooperanti previsti nella legge 49/87 sulla cooperazione, disarticolandola e compromettendo perfino la continuità dei progetti già approvati e finanziati. Lo denunciano le Ong italiane, mentre l’attenzione di tutti gli osservatori era concentrata sulla manovra finanziaria. La questione riguarda centinaia di volontari impegnati in decine di progetti in almeno 90 paesi che vertono in condizioni disperate di povertà ed emergenza sanitaria, alimentare e bellica.

Le Ong sono organizzazioni indipendenti dai governi e dalle loro politiche e, generalmente, non hanno fini di lucro (precisamente si definiscono non profit). Ottengono una parte dei loro introiti da fonti private, attraverso donazioni, e gli scopi per i quali operano sono molteplici come ad esempio il miglioramento dell’ambiente, creazione di un partenariato globale per lo sviluppo, lotta contro l’Aids e le altre malattie infettive, il favoreggiamento e il rispetto dei diritti umani, l’incremento del benessere per le fasce di popolazione meno abbienti o per rappresentare un’agenda corporativa.

Rientrano nelle Ong i movimenti ecologista, pacifista, laburista-progressista o dei popoli indigeni, e non sono legate formalmente ad alcun partito politico o punto di vista che non siano i diritti umani o la pace o l’ecologia o la tolleranza. Il lavoro delle Ong è un lavoro prettamente di relazione e le risorse umane delle Ong sono gli operatori di ogni parte del mondo in cui si sceglie di intervenire per cercare di capire e rimuovere le cause che impediscono o frenano lo sviluppo, favorendo un clima di pace e di convivenza sociale che dello sviluppo è prerequisito essenziale.

Le Ong italiane – impegnate tra l’altro in Libia e Libano – parlano di una forzatura da parte del governo poiché nessun motivo di necessità e urgenza giustificano l’introduzione di tali articoli nel decreto legge. L’intervento, fatto all’insaputa degli organismi interessati, esprime chiaramente la volontà di colpire la operatività delle Ong, dell’ufficio VII della Dgcs e dell’intera Cooperazione italiana e implica un ulteriore taglio alle già irrisorie risorse disponibili.

Il disperato tentativo da parte del governo di trovare il modo di ridurre le spese, pur lasciando intatti i loro privilegi di casta, colpisce le Ong italiane che sono tuttavia aperte a cambiamenti significativi della legge 49/87, incluso la normativa farraginosa sui volontari e i cooperanti.

Adesso, oltre a denunciare il colpo di mano, chiedono alle forze politiche di maggioranza e di opposizione di eliminare in sede di approvazione parlamentare gli articoli 14 e 15 del decreto missioni n.107 del 12 luglio 2011, per ricondurre l’argomento nell’alveo delle revisioni normative in corso. L’Associazione delle Ong Italiane il 18 luglio scorso ha chiamato a raduno tutte le Ong e tutte le altre rappresentanze e ha invitato a mobilitarsi con urgenza per dare il massimo risalto alla notizia e sollecitare i parlamentari a far iscrivere gli emendamenti sul decreto al Senato.

La speranza è che la questione venga risolta il più presto possibile, certamente ci sarà da lottare e la previsione è che sbatteranno contro un muro di gomma. Chi pianta spine però, non si aspetti di raccogliere rose…

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