Molti canadesi lo ritengono il Leonardo del loro Paese e dei nostri tempi. Marshall McLuhan, il teorico della comunicazione, l’esperto di media, il filosofo, il critico letterario, l’esperto di letteratura inglese, l’educatore, ma soprattutto colui che seppe prevedere, con trent’anni di anticipo, la creazione del cyber-spazio, il sorgere di un “villaggio globale” (termine da lui inventato) e la nascita del world wide web, nasceva cento anni fa, il 21 luglio 1911 a Edmonton, in Alberta, e oggi e nei prossimi giorni il Canada e l’intero mondo si prepara a commemorarne la nascita (McLuhan è morto a 69 anni, nel 1980).
Ricercatori e studenti di campi assai diversi si sono prima o poi imbattuti in alcuni dei concetti di McLuhan, che hanno avuto la capacità di lanciare un taglio di luce differente su problemi noti da tempo.
La nozione forse più famosa di tutte è quella che recita: “il medium è il messaggio“ e viene studiata nelle scuole di giornalismo e di scienze della comunicazione almeno quanto gli studi sulla prospettiva di Giotto, Brunelleschi e Leon Battista Alberti sono studiate nelle facoltà di architettura. “Il medium è il messaggio” significa che la natura di un mezzo di comunicazione (il medium, appunto, ossia il canale di trasmissione di un messaggio) conta più del senso o del contenuto del messaggio stesso, poiché lo influenza. L’esempio oggi sotto gli occhi di tutti è Internet: il modo elettronico e rizomatico in cui noi tutti comunichiamo nel web è molto più sovversivo di ciò che in effetti diciamo nelle nostre email o blog, e potete chiedere conferma ai dittatori dei vari regimi che sono caduti o stanno cadendo proprio a causa di questa verità.
Il principio “il medium è il messaggio” fu introdotto per la prima volta nel saggio Gli strumenti del comunicare (Understanding Media: the Extension of Man, 1964) e molti ricordano anche il geniale esempio usato da McLuhan per rendere più comprensibile il suo concetto: il pensatore parlò del bulbo di una lampadina, un tipico esempio di medium privo di contenuto, tuttavia in grado di creare un immenso effetto sociale e psichico, squarciando le tenebre con la sua luce e permettendo un’infinità di attività impossibili al buio. “La lampadina accesa crea un ambiente attraverso la sua mera presenza“, scrisse McLuhan, e lo stesso principio lo applicò alla televisione: la sua presenza, quando in funzione, crea un ambiente sociale a prescindere che trasmetta programmi per bambini o scene di guerra e violenza. La televisione ha un grado di coinvolgimento del pubblico che è sempre lo stesso, molto impegnativo, in grado di assorbire completamente lo spettatore. Per questo la tv venne definito da McLuhan “un medium freddo”, perché richiede un grado di partecipazione maggiore rispetto, per esempio, alla radio (un “medium caldo”) che invece offre la possibilità di un maggiore distacco da parte dell’ascoltatore.
E nella definizione di “medium” McLuhan include non solo il bulbo di una lampadina, la televisione e la radio, ma anche i giornali, il linguaggio, perfino le automobili e “qualunque nuova tecnologia, qualunque estensione di noi stessi” in grado di fornire indicazioni su come noi percepiamo il mondo circostante.
Il contributo di McLuhan alla teoria della comunicazione non è certo l’unico aspetto dei suoi studi. McLuhan nel 1951 pubblicò un volume intitolato La sposa meccanica (The Mechanical Bride: Folklore of Industrial Man) che sostanzialmente gettò le basi di un nuovo campo del sapere, oggi noto come “cultura popolare”. Il volume è un’antologia di saggi che possono essere letti in qualunque ordine, secondo lo stile della scrittura a mosaico. Ogni pezzo trae spunto dalla citazione di un articolo di giornale o di rivista, o da un annuncio pubblicitario, seguito dall’analisi testuale, contenutistica ed estetica proposta da McLuhan. L’autore non solo offre la sua interpretazione, ma analizza anche il rumore sociale, ossia il tipo d’impatto che quel dato annuncio o articolo può avere nei confronti del pubblico verso il quale è proprio indirizzato.
Altro testo iperfamoso è La Galassia Gutenberg (The Gutenberg Galaxy: the Making of a Typographic Man, 1962) nel quale McLuhan spiega come la tecnologia della comunicazione (dall’alfabeto all’invenzione dei caratteri a stampa, fino ai media elettronici) ha influito sulla organizzazione cognitiva dell’uomo, che a sua volta ha determinato cambiamenti epocali nella sua organizzazione sociale.
Il Corriere Canadese ha recentemente intervistato Robert K. Logan del McLuhan Legacy Network, autore del recente saggio Understanding New Media: Extending Marshall McLuhan sui contenuti del festival per il centenario dalla nascita del grande pensatore canadese. Il programma è davvero esteso e prevede conferenze, convegni, programmazione speciale sulla Cbc, proiezioni nelle fermate della metropolitana di Toronto e interessa tutto il “villaggio globale”, con eventi celebrativi anche a Berlino, Copenaghen, Bruxelles, Bologna, Barcellona, Montevideo, Argentina, Polonia. In Nord America ci saranno manifestazioni a Winnipeg, Edmonton e New York.