Si sono incontrati per sette ore, una cena che è durata fino a notte fonda. E alla fine hanno trovato “un accordo”. Nicolas Sarkozy e Angela Merkel questa notte a Berlino, insieme a Jean Claude Trichet, hanno parlato di Grecia, di come evitare il default del Paese con nuove misure, in attesa del vertice straordinario dei Paesi dell’Eurozona di oggi in cui si deciderà probabilmente il nuovo piano di salvataggio per il Paese guidato da Georgios Papandreou.
Su cosa precisamente i leader di Francia e Germania si siano accordati non è dato sapere, ma l’annuncio di per sé basta a rassicurare. O almeno dovrebbe. Per ora, dopo un avvio ben intonato delle borse europee, che però dopo poco hanno iniziato a perdere, l’unico effetto concreto è stato un leggero apprezzamento dell’euro sul dollaro.
Francia e Germania, finora protagoniste di veti incrociati dietro e davanti alle quinte, avrebbero trovato una posizione comune. Dal comunicato emanato al termine della cena di ieri trapela pochissimo, se non la possibilità che al piano di aiuto partecipino in qualche modo anche le banche. Una possibilità a cui Francia e Banca centrale europea erano contrarie, mentre premevano, secondo quanto scrive anche il Financial Times, per una tassazione straordinaria proprio sugli istituti di credito, da cui ricavare 50 miliardi di euro. Ipotesi che ora sembra essere stata definitivamente archiviata.
Tra le misure che oggi i diciassette dovranno discutere c’è il rinnovo delle obbligazioni, un buy-back di titoli greci sul mercato, un allungamento della durata dei prestiti europei al Paese, associato a una riduzione del loro tasso d’interesse. In totale, a quanto si dice, ad Atene serviranno altri 110 miliardi di euro, che si aggiungono a quelli già prestati l’anno scorso a tassi di interesse insostenibili per il Paese. Ma è probabile che saranno solo misure temporanee, che serviranno a dare ossigeno alla Grecia in attesa di scelte più drastiche.
Tutto ciò per evitare che la crisi del debito si estenda agli altri Paesi europei. Poco importa quale sarà il prezzo che dovranno pagare i cittadini greci, già stremati dalla riduzione degli stipendi, dei posti di lavoro, delle pensioni, dall’aumento delle tariffe per le prestazioni mediche, dal rincaro dei biglietti dei mezzi pubblici, dell’Iva, dei taxi, che da giorni sono in mobilitazione contro il piano di liberalizzazioni di Papandreou.
Poi si dovrà discutere dell’Europa, della sua integrazione fiscale, dell’imperfezione di una unità che per molti aspetti esiste solo sulla carta, come stanno avvertendo in questi giorni molti economisti. La cifra dell’allarme ieri l’ha data José Barroso. “Qui – ha detto il presidente della Commissione Ue – ci giochiamo il futuro dell’Euro”.