La posizione altalenante della Lega sulla questione dell’arresto di Alfonso Papa. Umberto Bossi cambia idea a giorni alterni, pendolando tra il desiderio di dare una mano a Berlusconi che “deve” salvarlo e il timore delle ire della propria base, delle quali si fa portavoce Maroni, che ne vuole l’arresto.
Finalmente il 20 luglio… Papa va in galera. Tutto è bene quel che finisce bene.
Il Neandertal padano
Il Padano sembra andato
come un pugile suonato,
ogni giorno è più abbrutito
nel mostrare il medio dito
a chi azzarda una domanda.
Il bossian buon gusto sbanda
fra le corna e le pernacchie
che per lui non sono macchie,
ma momenti d’eroismo.
Al grancapo del leghismo
manca solo un rutto, un peto
perché l’iter sia completo
sulla strada del degrado.
Triste quasi più d’un fado
perché sta perdendo quota,
pensa d’affidarsi al Trota
per un nobile futuro,
ma ben sa che un male oscuro
ha colpito la sua Lega.
Ogni giorno c’è una bega
tra chi sta con Berlusconi
e i seguaci di Maroni,
tra chi accetta le catene
e chi, con le palle piene,
vuol lasciarlo al suo destino.
Ecco l’ultimo casino:
“Cosa far di Alfonso Papa?”
Con Maroni che si arrapa
nel pensarlo in una cella
ed Umberto, anima bella,
che lo vuol tener lontano
per il bene del caimano,
ma ha timor che la sua gente
poi s’incazzi veramente,
stufa di tener bordone
ai ladron del Capellone.
Così l’uom fuor di cotenna
si trasforma in Sor Tentenna
e ogni dì cambia parere:
“Gli spalanco le galere!”
“Deve stare in libertà!”
“Non so ancora, si vedrà…”
“Voglio che stian sulle spine!”
“In galera, ma alla fine
di un processo regolare,
Craxi non dobbiam scordare!”
Fu così che Papa Alfonso,
grazie all’ultimo responso
del Neandertal padano,
con l’angoscia del caimano,
il campione dei brighella,
finì dritto in una cella.
Si sbagliò, dunque, Angelino,
del Berlusca il burattino,
non Partito degli onesti,
ma Partito degli arresti.