Dopo diverse settimane di protesta i lavoratori del Cineca votano sì al referendum per trasformare il loro contratto. I ricercatori dell'azienda di Casalecchio di Reno vedono trasformato il loro contratto da quello del comparto ricercatori a quello del settore commercio. I no al 31%.
Al momento, dunque, si chiude la vertenza che si era aperta poche settimane fa tra sindacati, rappresentanze sindacali unitarie e consiglio d’amministrazione. Una vertenza che, a fine giugno, aveva portato per due volte i lavoratori che aderiscono alle Rsu a organizzare picchetti di protesta e scioperi a fine turno. Ma che, ancora prima, aveva fatto registrare una corsa contro il tempo per cercare di contenere le modifiche che l’introduzione del contratto nazionale del commercio, annunciata unilateralmente a fine 2010, avrebbe apportato rispetto a quello di comparto, scaduto nel 2007.
Le novità per i lavoratori. In cosa consiste il contratto votato dai ricercatori che lavorano nel centro di ricerca di Casalecchio di Reno? Intanto c’è l’aumento delle ore settimanali, che passano dalle precedenti 35 a 36. L’azienda avrebbe voluto portarle a 38 senza incrementi salariali, ma l’accordo è stato raggiunto su una sola aggiuntiva, remunerata al 90% rispetto alle altre. Le altre 2, invece, rientrano nello straordinario. Rispetto all’ipotesi iniziale, inoltre, scompare lo “scalone” che, attraverso un “superminimo garantito” (una specie di integrazione salariale per coloro che già lavorano per il Cineca), avrebbe creato delle disparità con i nuovi assunti. In aggiunta il passaggio dal vecchio al nuovo contratto viene remunerato con un terzo dello stipendio lordo a cui si aggiungono 600 euro. E fin qui l’accordo è stato ritenuto da più o meno tutti abbastanza soddisfacente.
Poi, però, ci sono le noti dolenti, su cui si è concentrata in queste settimane la battaglia delle Rsu. Intanto è rimasto il malumore per la modalità di introduzione del Ccnl, senza alcun tavolo di contrattazione organizzato prima dell’annuncio, e per i tempi con cui la trattativa è stata portata avanti. Tempi che – lato lavoratori – sono stati erosi dalla lunga assenza di piani industriali e proposte operative. Ma i punti più sensibili starebbero altrove.
Entro tre mesi il protocollo su turni e reperibilità. Intanto l’aggancio, vista la tipologia del contratto del commercio, degli aumenti salariali legati al comparto distribuzione e servizi. Che, tradotto in altri termini, lega gli stipendi all’indice dei consumi. Inoltre i dipendenti del Cineca si trovano ora legati a regole di settore che dispongono orari di apertura – anche domenicale – e di chiusura. Regole che all’interno del consorzio universitario sono state ritenute “adatte a un centro commerciale” e non per una struttura accademica. E sempre in tema orari, è scattato quello fisso, con finestre d’ingresso e pause pranzo obbligatorie di mezz’ora che non terrebbero conto della specificità – e della necessaria duttilità – del lavoro svolto nei diversi settori del consorzio.
Per quanto riguarda infine turni e reperibilità, si dovrà attendere un protocollo separato e non ancora esistente (si parla di tre mesi per averlo) per capire come verranno gestiti. Se si intende gestirlo, come sembra, in base a disponibilità volontarie dei dipendenti, dall’interno dell’azienda si fa notare che i relativi incentivi – che i lavoratori hanno accettato di ridiscutere con il management – non dovrebbero essere peggiorativi rispetto agli attuali.