Cronaca

“Emergenza mafia-politica al Nord<br/>ma le collusioni restano impunite”

La relazione semestrale della Dia denuncia la grande difficoltà di provare in giudizio il voto di scambio. Un'arma spuntata mentre le cosche conquistano appoggi e affari anche nelle regioni settentrionali, Lombardia in testa

Il rapporto mafia-politica è un’emergenza, anche nel Centro-nord, ma è difficile da provare in giudizio. E’ il nuovo allarme della Direzione investigativa antimafia, contenuta nella relazione semestrale luglio-dicembre 2010, appena trasmessa al ministero dell’Interno e al Parlamento. Le indagini dimostrano l’ampia diffusione del voto di scambio, regioni settentrionali incluse, ma il “numero dei soggetti denunciati è esiguo”, data “l’obiettiva difficoltà a provare che vi è stata un’erogazione di denaro in cambio di voti”. Un’osservazione che va incontro alle critiche mosse da diversi magistrati antimafia sulla difficoltà, appunto, di provare il reato per come è formulato ora.

Se la Calabria mantiene il record nazionale di Comuni sciolti per mafia, in certe regioni del Nord “l’infiltrazione della ‘ndrangheta nel tessuto socio-economico è divenuta una perdurante emergenza investigativa”. La crisi rischia di peggiorare la situazione, soprattutto in Lombardia.”La consistente disponibilità economica dei sodalizi calabresi”, mentre le banche strringono i rubinetti del credito, “potrebbe agevolare la futura capacità di permeare ancor più il tessuto economico lombardo, attraverso la rilevazione di imprese in crisi”.
E’ la provincia di Milano l’area più interessata a iniziative criminali-imprenditoriali “di alto profilo nei settori che vanno dall’edilizia ai servizi per l’ambiente e la sanità”, spiega ancora la Dia. E “le opere pubbliche costituiscono un fattore di vulnerabilita”.

Tornando al Sud, nulla cambia sul fronte della spazzatura in Campania. Nonostante il susseguirsi degli allarmi e delle emergenze, “il ciclo dei rifiuti continua a costituire uno dei bacini più estesi di interessi criminosi”. Ed è ormai da”oltre 30 anni” che il cartello dei casalesi e altri gruppi camorristici napoletani “hanno fatto del sistema rifiuti una delle principali fonti di arricchimento”.