“Loro la crisi, noi la speranza”. E’ lo striscione che apre la manifestazione per i dieci anni del G8 di Genova. Il corteo ha mosso i primi passi alle 17. In testa Haidi e Giuliano Giuliani, i genitori di Carlo, e Lorenzo Guadagnucci, una delle vittime dell’irruzione alla scuola Diaz.
Dietro ai tre, che si tengono per mano, e allo striscione, un serpentone colorato di oltre 10mila persone, molte migliaia in più secondo gli organizzatori. Tra queste, i manifestanti del movimento ‘No Tav’ con un cartellone su cui si legge ‘la valle che esiste. No Tav’. Imponente, ma discreto, il servizio di sicurezza, con molti poliziotti e carabinieri che accompagnano il corteo in borghese.
Ma per le strade di Genova oggi ci sono stati solo canti, balli e slogan. I timori che hanno accompagnato la vigilia del corteo per il decennale del G8 di Genova si stanno sciogliendo nel clima di festa della manifestazione. Un serpentone colorato di movimenti, associazioni, sindacati e partiti che, dopo aver camminato per cinque chilometri, sta confluendo in piazza Caricamento, la meta finale della manifestazione.
In molti, presenti oggi, hanno voluto ricordare la ferita aperta dei giorni del luglio 2001. “Per rimarginarla – ha dichiarato Vittorio Agnoletto, portavoce del Genova social forum in quei giorni – serve la rimozione immediata di coloro che sono stati condannati e che, anziché essere rimossi, sono stati promossi ai vertici delle polizia e dei servizi segreti”. Agnoletto ha anche auspicato “un vero processo” per la morte di Carlo Giuliani, e ha ribadito il proprio appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinché lo Stato chieda scusa alle vittime di dieci anni fa.
E gli stessi concetti si ritrovano nelle parole di Guadagnucci. “Oggi sono qui perché, a distanza di un decennio, siamo in grado di dire che a Genova ci fu un abuso di potere”, aggiunge mostrando una cicatrice sul braccio destro, ‘ricordò dell’irruzione alla scuola. “Sulle violenze non c’è più niente da scoprire – sostiene – ci vorrebbero solo le scuse dei vertici dello Stato e della polizia, a partire da Gianni De Gennaro, che dovrebbe dimettersi”.
In controtendenza rispetto ai sentimenti del corteo, le dichiarazioni di Maurizio Gasparri: “A dieci anni dal G8 di Genova è doveroso ricordare le migliaia di esponenti delle forze dell’ordine che in quei giorni furono sottoposti a violente aggressioni, a tentativi di omicidio, e che impedirono alla violenza organizzata di prevalere”. Gasparri aggiunge che le “letture distorte di quelle vicende impedirebbero di ricordare la gravissima colpa di chi affrontò con animo violento quelle giornate. Non ci sarebbe stato un morto se non fossero stati aggrediti i carabinieri in quella piazza. La verità – conclude il capogruppo Pdl al Senato – va riaffermata e con essa la gratitudine a chi difese la legalità minacciata da centri sociali, black bloc e sinistre varie. Da Genova 2001 a certi a no-Tav di oggi c’e’ un filo rosso di violenza che va spezzato”.