Non c'è pace per la Cassa di Risparmio di Rimini. Dopo il buco di 31 milioni di euro di un anno fa e l'esautoramento dei vertici da parte della Banca d'Italia. I sindacati sorpresi: "l’elevato numero di lavoratori che potrebbe essere coinvolto stenta a conciliarsi con i possibili comportamenti anomali imputabili ai dipendenti". Intanto le istituzioni pubbliche riminesi tentano una disperata ricapitalizzazione della Carim per oltre 100 milioni di euro.
Le indagini sui cassieri Carim sono state avviate come stralcio della famosa inchiesta “Re Nero”, condotta dal sostituto procuratore Fabio di Vizio della Procura di Forlì, con al centro la Asset Banca del Titano e i flussi di denaro che dall’Italia finivano nella più antica Repubblica del mondo. Altri flussi di denaro sospetti hanno portato a Rimini. Dato che Banca Carim è ‘concessionaria’ della Banca d’Italia, attraverso una apposita convenzione, per ottenere gli euro da parte di San Marino (che non ha una sua zecca), i movimenti di contanti sono risultati tutti regolari.
Questo non vale per la normativa antiriciclaggio che prevede una serie di prescrizioni in capo agli istituti di credito tra cui, appunto, quello di identificare il cliente in questione affinché lo stesso sia riconoscibile. Un aspetto che, dunque, i 100 e oltre impiegati in questione avrebbero trascurato.
Le violazioni sarebbero “formali”, ma evidentemente non trascurabili (non è ancora chiaro se siano state originate o meno da un via libera interno da parte di altri dipendenti della banca). Le inadempienze degli impiegati Carim sono state denunciate dopo che, negli ultimi quattro mesi, gli inquirenti hanno analizzato qualcosa come 200 mila file (il periodo preso in considerazione è il 2010), quelli del programma fornito dalla Banca d’Italia per tracciare passo dopo passo tutti i movimenti di denaro contante e non contante.
Sono stati sentiti anche alcuni funzionari bancari, nei confronti dei quali non sono stati emessi avvisi di garanzia. La Guardia di Finanza è partita chiedendo ai commissari di Banca Carim come si era arrivati al commissariamento della banca: tra le fattispecie che si sono guadagnate qualche approfondimento c’era appunto la normativa antiriciclaggio.
Colto di sorpresa dalla notizia, l’avvocato Massimo Pasquinelli, presidente della Fondazione Carim, l’ente proprietario al 70% della Cassa di Risparmio, si spiega così: “Abbiamo appreso dalla stampa di una indagine della Guardia di Finanza e della conseguente verifica di violazioni formali che sarebbero state attribuite a dipendenti di Banca Carim nell’esercizio delle loro funzioni. Non abbiamo alcuna notizia ufficiale- riporta Pasquinelli- e pertanto non ci è possibile un commento nel merito. Esprimiamo ai dipendenti di Banca Carim, in qualità di soci di maggioranza dell’Istituto, la nostra immutata fiducia e considerazione. Restiamo in attesa della conoscenza diretta dei fatti, certi che sarà provata serenamente la totale estraneità dei dipendenti ai fatti riportati dalla stampa”.
L’ipotesi che tutto verrà chiarito e che alla base di tutto ci sia un problema di ‘sistema’ nei movimenti dei contanti accumuna anche i sindacati. I quali, appena saputo dell’indagine, si sono riuniti tra loro e sono stati ricevuti dai commissari di Banca Carim. “Sappiamo che oltre cento colleghi sarebbero indagati per presunte ‘violazioni formali’ della normativa antiriciclaggio”, esordiscono in una nota congiunta Fabi, Fiba-Cisl, Fisac-Cgil e Uilca.
Le organizzazioni dei lavoratori notano come “l’elevato numero di lavoratori” che potrebbe essere coinvolto “stenta” a conciliarsi con “possibili comportamenti anomali imputabili ai dipendenti”. Dunque, “sarebbe necessaria una più attenta valutazione del contesto organizzativo-lavorativo: ci riserviamo quindi di concretizzare considerazioni più approfondite e precise soltanto quando avremo informazioni più complete”, proseguono Fabi, Fiba-Cisl, Fisac-Cgil e Uilca. Che concludono: “Al momento riteniamo indispensabile rinnovare tutta la nostra vicinanza e attenzione ai colleghi informandoli che le organizzazioni sindacali, unitariamente, si stanno attrezzando, anche attraverso il confronto con esperti in materia, per fornire ai lavoratori che potrebbero essere coinvolti tutto il più idoneo supporto”.
Nell’autunno del 2010, a pochi giorni di distanza da una conferenza stampa in cui i vertici di Banca Carim annunciavano la chiusura di una bilancio con un rosso da oltre quasi 31 milioni di euro, la Banca d’Italia aveva esautorato i vertici dell’istituto non solo per le perdite patrimoniali, ma anche per “gravi irregolarità” nell’amministrazione, violazioni normative e “gravi inadempienze” nell’esercizio dell’attività di direzione e coordinamento del gruppo bancario. Con al centro sempre i flussi verso San Marino, erano scattate indagini su due funzionari: uno sospettato di usura, l’altro di estorsione.
Al momento, le istituzioni riminesi stanno facendo i salti mortali per raggiungere la ricapitalizzazione da 100-120 milioni di euro di risorse locali- come deciso dal Consiglio generale della Fondazione Carim- necessari per “preservare l’autonomia” della Cassa, attraverso un piano affidato a Mediobanca che, in attesa del via libera di Bankitalia, consenta di mantenere il 70% delle quote e salvarla dai “grandi gruppi stranieri”.