Lo ha messo a verbale a giugno dell’anno scorso lo stesso Di Caterina, che agli inquirenti ha consegnato copia di alcune buste su cui aveva annotato gli importi pagati e “anche il denaro consegnato ad altri soggetti, ma sempre su richiesta di Penati”. L’imprenditore, che ha fornito anche parecchi documenti contabili, ha affermato che non sono stati segnati i “pagamenti fino al ’97 perché mi sono stati restituiti da Giuseppe Pasini” e dal figlio “su un conto estero in Lussemburgo e conseguentemente ho distrutto la documentazione”.
Di Caterina, titolare della Caronte, ha spiegato di aver ricevuto “su tale conto, poi scudato” due versamenti datati 22 marzo 2001: il primo di un miliardo e 425 milioni di lire e l’altro di un milione e 85 mila marchi tedeschi “il tutto per euro 1.104.683 al netto dei costi che ho scudato nel 2003” “L’importo – ha proseguito – corrisponde alla somma che Penati doveva restituirmi per dazioni di denaro fatte allo stesso fino al ’97” e fu “Vimercati a dirmi che Pasini avrebbe pagato una parte del mio credito”.
I soldi versati dal ’97 al 2003, secondo gli accertamenti, sarebbero stati restituiti a Di Caterina tra il 2008 e il 2010, e su indicazione di Penati, sotto forma di caparra da due milioni versata per l’acquisto di un immobile, mai avvenuto, da parte di Bruno Binasco, amministratore del gruppo Gavio anch’egli indagato.