“Passa la voglia di lavorare, abbiamo paura”. E’ questo il primo commento di Ferdinando Lazzaro, uno dei titolari della Italcoge, l’azienda di Susa colpita la scorsa notte da un atto vandalico in cui uno dei suoi mezzi è stato dato alle fiamme.
La Italcoge è una delle due aziende incaricate di preparare il terreno del cantiere dell’Alta Velocità di Chiomonte in attesa dell’arrivo delle trivelle della Cmc di Ravenna per lo scavo del tunnel geognostico.
Come riportano le forze dell’ordine, alle tre e mezza della scorsa notte, alcune persone non identificate hanno dato fuoco a un camion posteggiato nel deposito della ditta a Susa. Dopo l’intervento dei Vigili del Fuoco, sul luogo sono intervenuti i Carabinieri che hanno subito notato la presenza intorno al mezzo carbonizzato di liquido infiammabile e l’assenza del tappo del serbatoio nafta del camion. L’incendio non ha causato feriti, né danni ad altri oggetti di valore.
“Non si può andare avanti così: prima hanno aggredito me, poi se la sono presa con la ditta”, attacca Lazzaro che ricorda anche l’episodio del 28 luglio, quando su strattonato da una decina di manifestanti No-Tav riportando una microfrattura al gomito.
Al momento gli investigatori non hanno comunicato niente sull’identità dei responsabili dell’atto vandalico, ma il deputato torinese del Pd Stefano Esposito non ha dubbi: secondo lui, sono state le frange più radicali del movimento che si oppone alla realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione: “La parte violenta del movimento No Tav sta proseguendo la propria strategia di paraguerriglia. Dopo gli assalti degli ultimi giorni, ecco gli attentati incendiari”. Un’accusa che, attraverso il sito Notav.info, viene rispedita al mittente: “Riteniamo questo gesto – si legge sul portale – non un favore al movimento, ma anzi un danno e un modo d’intendere la lotta che non ci appartiene”.
Nel frattempo, dopo i disordini della notte scorsa, la situazione all’ingresso della Centrale Enel del cantiere di Chiomonte è tornata alla normalità. Nella giornata di ieri, accanto alla maggioranza dei manifestanti che dimostrava il proprio dissenso in maniera tranquilla, alcune centinaia di dimostranti hanno cercato, un’altra volta, di prendere d’assedio le recinzioni che delimitano l’area di cantiere.
Le forze dell’ordine hanno risposto al lancio di sassi e petardi con gas lacrimogeni e idranti. Nonostante non si sia verificato nessun contatto fra gli agenti e le frange estreme del movimento, il bilancio è di cinque carabinieri feriti e di un manifestante colpito al volto.