Una decisione che dimostra come le agenzie sentinella deputate alla tutela delle infrastrutture tecnologiche degli Stati Uniti non abbiano ancora sviluppato difese sufficienti per schermare e respingere i pirati informatici.
Vickers era dal 2009 alla guida dell’agenzia governativa per la sicurezza Computer Emergency Readiness Team (CERT) e prima di allora aveva ricoperto il ruolo di vice. Da venerdì, giorno in cui avrebbe ufficializzato la sua uscita, è stato sostituito dal braccio destro Lee Rock. Il quadro in cui è maturata la decisione, che ha avuto effetto immediato, solleva numerosi interrogativi sulla capacità degli Usa di rispondere alle minacce di intrusione dall’esterno nei sistemi informatici riservati. Le sue dimissioni, infatti, equivalgono a una doccia fredda per il network federale e arrivano in punta di piedi via mail.
Roberta Stempfley, segretaria per la sicurezza e le comunicazioni del Dipartimento, le ha infatti comunicate con un messaggio di posta elettronica inoltrato venerdì ad alcuni dipendenti dell’agenzia, senza specificare però le ragioni della scelta. Il dipartimento, che ha solo dichiarato di “non volere commentare decisioni personali” ha però confermato la decisione dell’ex capo.
L’addio di Vickers arriva dopo un travagliato periodo in cui l’amministrazione americana è diventata il bersaglio degli hacker informatici e il sito Information weeks, che per primo ha pubblicato la notizia, è certo che siano queste le ragioni del suo passo indietro. Negli ultimi mesi, infatti, tra gli obiettivi colpiti e in parte affondati da parte dei noti gruppo di pirati informatici Anonymous e LulzSec figurano anche il Senato, la Cia e l’esercito. A inizio mese il vice segretario alla Difesa William Lynn ha reso noto il furto di oltre 24mila file dai server del Pentagono orchestrato da un servizio di intelligence straniera e avvenuto lo scorso marzo. Inoltre nelle ultime settimane anche la Difesa è stata derubata di 90mila email e password di militari poi messe a disposizione in rete tramite un file torrent dal gruppo hacker AntiSec. Gli stessi che si sono intromessi nel sito dell’Fbi e hanno sottratto documenti interni sulla creazione di un nuovo programma di schedatura per combattere il terrorismo.
Anche se l’agenzia federale sta già cercando di contrastare il fenomeno con i 21 arresti di altrettanti Anonymous tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Olanda, pare che gli hacker non abbiano alcuna intenzione di fermarsi. E le dimissioni di Vickers suggeriscono che oggi la vulnerabilità è il principale fattore di rischio. Dei governi, però, e non dei “pirati”.