Un ulteriore fattore grava sulle tariffe di carburanti: le accise. La manovra finanziaria riguardante la riforma in materia carburanti, varata il 13 giugno, aumenta ulteriormente le tassazione sulla benzina, riducendo i reali benefici dei distributori indipendenti.

In realtà l’accisa sarebbe una tassa di scopo, finalizzata cioè a un’emergenza da sanare. Eppure, a quanto denuncia il Coordinamento Nazionale Unitario dei gestori “continuiamo a pagare otre 19 miliardi di euro l’anno”. In spregio alla violazione del principio costituzionale (ex art. 53) sulla tassazione progressiva diretta (che vieterebbe di distribuire indistintamente l’onere tributario).

“In un anno  – riportano la Federazione autonoma italiana benzinai (Faib) Confesercenti e la Federazione gestori impianti carburanti e affini (Fegica) Cisl – il prezzo della benzina è passato da 1,37176 euro/litro a 1,62300 euro/litro. Il diesel è passato da 1,21531 euro/litro a 1,50600 euro/litro. In Italia il prezzo alla pompa dei carburanti è tra i più alti d’Europa a causa di una rete di distribuzione che al 90% è controllata dalle maggiori compagnie petrolifere”. Al momento, nel nostro paese si aggira attorno al 50% il rincaro sul prezzo della benzina dovuto alle tasse.

Ma è storia: la prima accisa ce la portiamo appresso dal ’35, quando nacque per finanziare la guerra in Abissinia. Poi ci fu quella del ‘56, compensazione della crisi economica derivante dalla chiusura del canale di Suez e quella a seguito del disastro del Vajont del 1963. Nel 1966: accise in seguito all’alluvione di Firenze; due anni dopo per il terremoto del Belice; nel ‘76 per quello del Friuli, e per quello dell’Irpinia nell’80.

Non sono mancati gli aumenti derivanti le missioni militari (Libano, 1983, e Bosnia 1996). Nel 2004 il governo ha aumentato le accise per rinnovo il del contratto degli autisti di tram e autobus. Dal 2005 invece, la tassazione indiretta è aumentata mediamente di 2 miliardi ogni anno. Questa collana di accise ha il peso oggi di quasi 25 centesimi per ogni litro di carburante. Senza dimenticare l’immancabile IVA del 20%.

Non da ultimo, l’attuale governo in carica – denunciano Faib e Fegica– ha appena approvata il prelievo fiscale sui carburanti previsto per l’emergenza degli sbarchi dal nord Africa che doveva terminare nel dicembre del 2011 è stato stabilizzato fino al 2015: “una mini stangata da oltre 8 miliardi di euro che colpisce tutti indistintamente penalizzando imprese e cittadini più deboli.”

Le due federazioni assieme a Federconsumatori e sindacati, hanno chiesto a gran voce che venisse “eliminato dalla legge di conversione della ‘manovra finanziaria’ l’articolo inserito improvvisamente dal Governo, teso a colpire la categoria a tutto vantaggio dei petrolieri e a impedire la discussione e l’approvazione del progetto di legge “Libera la benzina!”, il cui esame era già stato avviato proprio al Senato”.

Fegica e Faib sono scatenati, e a ragione: “Mai come questa volta il Governo ha dovuto alzare bandiera bianca di fronte ai petrolieri, dopo gli straordinari aumenti delle accise sui carburanti che rappresentano un maggior costo complessivo per gli automobilisti e le famiglie italiane di oltre 3 miliardi di euro all’anno e che hanno fatto perdere all’esecutivo ogni residuo di credibilità per i suoi già logori e flebili tentativi di “moral suasion”. Le accise rafforzano il monopolio dei petrolieri, perché annullano la differenza di tariffe che rende competitive le cosiddette pompe bianche, i distributori indipendenti senza insegna che girano su circuito extranazionale.

La richiesta di tutte le associazioni del settore è quella che va in direzione di un iter parlamentare della riforma del mercato per consentire di abbassare i prezzi dei carburanti su tutta la rete. Questo il motivo dello sciopero che era stato indetto per il 27 e 28 luglio dei gestori indipendenti, poi sospeso, per venire incontro a l’invito pressante della Commissione di garanzia per lo sciopero nei pubblici servizi e per dare il giusto riconoscimento e maggiore forza al tentativo di conciliazione della vertenza con il Governo.

“Pur in presenza di una gravissima iniziativa nei confronti delle piccole imprese di gestione e delle centinaia di migliaia di cittadini che hanno sottoscritto il progetto di legge “Libera la benzina!”, Coordinamento Unitario Nazionale, “promosso insieme alle associazioni dei consumatori, a Cisl e a Confesercenti, assunta dal Governo allo scopo di proteggere le rendite di posizione di petrolieri e retisti e “punire” una categoria proprio per aver “osato” metterle in discussione, i Gestori hanno deciso di dare una nuova prova del loro senso di responsabilità, rimuovendo una possibile causa di disagio verso gli automobilisti”.

(i.g)

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