Il dibattimento è iniziato nel 2010. Ma solo da qualche mese è entrato nel vivo. Alla sbarra i vertici del gruppo industriale accusati di non aver fatto il possibile per evitare la morte per tumore di settantadue lavoratori
C’è una polemica in corso a Mantova che potrebbe avere gravi ripercussioni. È un contenzioso fatto di lettere e articoli sui giornali locali, querele e contro-querele per diffamazione, sentenze di tribunale. Una diatriba tutta interna all’Asl della città in riva al Mincio e che contrappone i vertici dell’azienda sanitaria da una parte a un uomo solo dall’altra: il direttore dell’Osservatorio epidemiologico, Paolo Ricci. A farne le spese un processo per sospette morti sul lavoro, messo a rischio almeno nella serenità della sua prosecuzione. Su tutto l’oscura presenza di un petrolchimico tra i più grandi e produttivi d’Europa.
Nel 2006 Paolo Ricci, prima ricercatore borsista per l’epidemiologia dei tumori all’Università di Verona e poi direttore del dipartimento di prevenzione della stessa Asl di Mantova, viene nominato responsabile dell’Osservatorio epidemiologico mantovano. Ricci – come ha ricordato nella sua testimonianza al ‘processo Montedison’ – fu il primo medico che ispezionò, nella veste di ufficiale di polizia giudiziaria, il polo chimico di Mantova nel febbraio del 1989. Allora ebbe modo di registrare tutte le carenze sul fronte della sicurezza sul lavoro riscontrabili in azienda. Ecco perché oggi, nel dibattimento in corso, riveste per la Procura il duplice ruolo di teste per l’accusa e consulente scientifico per la stessa.
A questo punto succede qualcosa. Nel giugno del 2011 la Procura della Repubblica, a processo Montedison in corso, affida ai Servizi competenti della Asl, tra cui l’Osservatorio Epidemiologico di Ricci, una ricerca per verificare lo stato di salute dei lavoratori della vicina raffineria Ies. Viceversa l’Asl, diretta da Mauro Borelli, nomina immediatamente un consulente esterno. Con delibera del 24 giugno demanda alla Clinica del Lavoro dell’Università di Milano, guidata dal professor Alberto Bertazzi, uno studio del tutto simile. Come mai questa sovrapposizione? Al professor Bertazzi viene chiesta in aggiunta una re-interpretazione rigorosa e scientifica dei dati del Registro Tumori. Ciò giustifica i 100 mila euro che questo tipo di consulenza costerà alle casse della sanità mantovana? Non era forse questa una funzione che l’Osservatorio di Ricci, come pensato molto probabilmente dalla Procura, avrebbe svolto con adeguata professionalità in via istituzionale e senza costi aggiuntivi?
Questi fatti hanno certamente delle ripercussioni, se non altro emotive, sul processo Montedison in svolgimento. I vertici che hanno retto l’azienda chimica dagli anni ’60 ai ’90, devono difendersi dall’accusa di non aver fatto quanto fosse concretamente possibile per impedire la morte per tumore di 72 lavoratori, esposti a varie sostanze cancerogene: amianto e benzene, in assenza di adeguate misure di prevenzione e di informazione.
Il dibattimento è iniziato a fine 2010, ma solo di recente è entrato nel vivo con le testimonianze più significative. Paolo Ricci s’è seduto di fronte alla corte il 24 maggio scorso. Sotto giuramento ha ribadito che il suo sopralluogo del 24 febbraio 1989 costituì di fatto un atto di “disobbedienza” verso la direzione di allora della Ussl 47 di Mantova. “Fino a quel momento – ha sostenuto Ricci davanti ai giudici – i vertici sanitari locali non avevano esercitato i propri poteri ispettivi in materia di igiene del lavoro verso la Montedison, conferiti in forza della legge e diversamente da quanto accadeva per tutte le altre imprese del mantovano”. Solo dopo quella ispezione, al polo chimico più grande del centro storico di Mantova, è arrivata la prima diffida affinché le condizioni di lavoro fossero migliorate.
Ma si diceva di una polemica che dura da anni. Nell’agosto del 2004 Ricci fu destituito sine causa dall’allora direttore generale della Asl di Mantova, Maria Cristina Cantù. All’epoca Ricci era titolare di un progetto epidemiologico che evidenziò nei quartieri a ridosso del polo chimico un rischio di ammalarsi di tumore 30 volte maggiore rispetto allo stesso pericolo occorso ai mantovani residenti altrove. Successivamente Ricci diventa direttore dell’Osservatorio epidemiologico e succede un periodo di relativa calma. Sino al 2011, quando l’arrivo del nuovo direttore Borelli non riaccende le micce. Ricci va su tutte le furie quando il suo Osservatorio viene privato della cosiddetta “Banca dati dell’assistito” – cioè del luogo informatico in cui confluiscono tutti i dati che, opportunamente incrociati, descrivono la storia clinica di ogni residente – per essere affidata ad un collega di altro Servizio addirittura privo della laurea in medicina.
Questa telenovela si arricchisce poi di articoli di botta e risposta sui giornali locali. Ricci riceve decine di lettere di solidarietà e di stima professionale da parte dei più autorevoli epidemiologi italiani, ma quel che preoccupa di più è il sereno proseguimento dei lavori del dibattimento in corso.
Temono per quello le 19 associazioni ambientaliste della provincia di Mantova che si sono costituite parte civile, ma l’eco della polemica raggiunge anche la classe politica. Attraverso tre interpellanze parlamentari – bipartisan: una della Lega Nord, una del PD ed una della IdV – ci si domanda a che punto stiano le diverse indagini epidemiologiche richieste e se tutti stiano lavorando a favore di un medesimo obiettivo: la ricerca della verità e la salute pubblica. Che non può risentire della guerra in corso nell’Asl mantovana.