La Camera ha di nuovo votato sull’omofobia. E ha di nuovo stabilito che in Italia non c’è motivo di proteggere gli omosessuali, che i ripetuti atti di violenza nei confronti dei gay facessero parte dell’ordinaria amministrazione e che non fossero collegati agli orientamenti sessuali degli aggrediti.

La questione, a mio avviso, è chiusa. Due voti uguali in così breve tempo dimostrano che l’attuale maggioranza parlamentare ha le idee straordinariamente chiare. Ma le idee chiare, a quanto pare, sono le stesse che ha l’Udc, una forza politica che tratta da anni con il centrosinistra e che già governa tante amministrazioni locali con Pd, Sel e Idv, che oggi hanno votato diversamente dal partito di Casini.

L’astensione di Mara Carfagna, che ha invocato alla riapertura del dialogo, è semplicemente pilatesca. Il Pdl non cambierà idea. Lo dimostrano le frasi di Fabrizio Cicchitto, che spiega così il voto favorevole alle pregiudiziali sul disegno di legge sull’omofobia.

“Noi non abbiamo nessun atteggiamento omofobo e la nostra posizione di fondo è quella di considerare i gay come dei cittadini uguali agli altri e proprio per questo contestiamo ogni trattamento giuridico specifico e differenziato che come tale ammetterebbe e accentuerebbe una diversità, sostanzialmente incostituzionale”

La posizione di Cicchitto è intrisa di ipocrisia: gli omosessuali in Italia non hanno gli stessi diritti degli eterosessuali, sono diversi per legge. Se fossero uguali, potrebbero unirsi civilmente, come succede in molti Stati che sono nostri partner economici, alleati militari, interlocutori istituzionali. Così non è e non sarà mai finché ci sarà questo Governo e questa maggioranza.

Gli omosessuali sono dunque oggi uguali, domani diversi, sulla base delle specifiche convenienze.

Proprio per questa ragione ritengo che il voto di oggi sia decisivo per la formazione delle alleanze in vista delle prossime elezioni politiche. Se i principali partiti di centrosinistra, Pd, Idv e Sel stringeranno accordi con l’Udc, si auto-obbligheranno a non legiferare sulla materia e dunque, di fatto, a confermare ciò che è stato deciso in Parlamento oggi.

Ma non è solo una questione elettorale: è, anzi, una faccenda culturale. L’Italia da oggi è più divisa.

Da un lato ci sono omofobi e complici di omofobi, ossia elettori di centro-destra che non si ribellano, spesso nascondendosi nel classico senza tempo: “io non ce l’ho con gli omosessuali, ho anche amici miei che lo sono, però…” e solitamente agitano lo ‘spettro’ dei matrimoni gay indicandolo come obiettivo di chi, dall’altra parte, chiede solo l’affermazione di un diritto civile e non intende assolutamente prevaricare le indicazioni e le tradizioni della religione cristiana.

Dall’altro lato, invece, ci sono persone che sono pronte a sostenere sistemi di tutela delle diversità tutte e, insieme, meccanismi di inclusione ed estensione dei diritti. Non si può stare più a metà strada, perché ci sono due proposte troppo chiare e alternative tra loro.

Un’ultima domanda: è possibile che i 290 parlamentari che hanno votato contro una legge sull’omofobia siano tutti eterosessuali? La statistica, e forse anche il buon senso, indicano altre verità.

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