Si chiude il cerchio sulla Gomorra del salernitano. Sette nuovi arresti a Pagani, la città del ‘cartello criminale’ di Alberico Gambino, il consigliere regionale Pdl incarcerato il 15 luglio scorso insieme ad altre sei persone nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Salerno sugli intrecci tra politica e camorra in una città soggiogata dall’alleanza tra l’ex sindaco e il clan Fezza D’Auria Petrosino.
Gli arresti di oggi, firmati dal Gip di Salerno Gaetano Sgroia, rappresentano gli sviluppi dello stesso procedimento, coordinato dal pm Vincenzo Montemurro e dai carabinieri della Tenenza di Pagani. Le accuse spaziano dall’estorsione al voto di scambio politico-mafioso.
Ordinanza d’arresto bis per il presidente della Paganese calcio, Raffaele Trapani , indagato per estorsione nei confronti di una ditta attiva nel centro commerciale, costretta a finanziare la squadra di calcio con 3600 euro annui con la minaccia di far scattare controlli e sanzioni amministrative attraverso i politici e funzionari amici (in un passaggio dell’ordinanza del 15 luglio il Gip scrive che Gambino era come ‘ossessionato’ dalla Paganese e dalla continua ricerca di sponsor per il team cittadino).
Altri cinque arrestati risultavano già indagati nelle 146 pagine dell’ordinanza notificata dodici giorni or sono. Si tratta di due avvocati, del direttore del centro commerciale Pegaso, di un ex dirigente del Comune, un imprenditore. Due di loro, Massimo Quaratino e Giovanni Pandolfi Elettrico, hanno ricoperto incarichi pubblici fino a pochi giorni fa: uno era assessore comunale e l’altro presidente della società municipalizzata dei rifiuti ‘Multiservice’, si sono dimessi subito dopo il primo blitz. Il settimo provvedimento cautelare riguarda un imprenditore ed ex carabiniere, accusato di rivelazioni di segreto d’ufficio e favoreggiamento aggravato perché, come risulterebbe da alcune intercettazioni, ha rivelato notizie sull’imminente arresto di Gambino.
Ai sette arrestati si contesta, in sostanza, di essere parte integrante del cartello criminale capeggiato da Gambino, e di aver partecipato alle vicende che sono costate il carcere al consigliere regionale azzurro: l’imposizione di una trentina di assunzioni, tra i quali alcuni pregiudicati, un giro di tangenti per finanziare le campagne elettorali di Gambino, il doppio pagamento del parcheggio del centro commerciale ‘taglieggiato’ (fu uno dei titolari, con la sua denuncia, a dare il via alle indagini), l’affidamento della gestione dell’area di sosta a una cooperativa vicina al clan che sosteneva il sindaco.
C’è poi un ottavo indagato a piede libero, il consigliere provinciale Pdl Massimo D’Onofrio, già presidente del consiglio comunale di Pagani. I carabinieri hanno perquisito la sua abitazione e il suo studio: l’uomo è accusato di concussione e scambio elettorale politico-mafioso. Il suo nome già compariva nell’ordinanza di arresto di Gambino. Un testimone, ritenuto attendibile, ha riferito che alle elezioni comunali scorse, il clan Fezza-D’Auria-Petrosino “ha appoggiato il sindaco Gambino e D’Onofrio: Ricordo che i D’Auria-Petrosino crearono addirittura una lista civica, il Triciclo”.