I segnali c’erano tutti e mancava solo la conferma ufficiale: non ci sarà nessun esponente del governo il prossimo 2 agosto, alle celebrazioni per il trentunesimo anniversario della strage alla stazione del Bologna. In rappresentanza dell’esecutivo ci sarà invece il prefetto del capoluogo emiliano, Angelo Tranfaglia, che in giornata ha ricevuto da Roma la delega ufficiale a presenziare alle commemorazioni.
Dunque, come già anticipato dal Fatto Quotidiano lo scorso 14 luglio, dopo aver fatto 30 (tanti erano gli anni trascorsi nel 2010), il governo fa 31. E per la seconda volta sarà assente nella giornata in ricordo delle 85 vittime del 2 agosto 1980 e degli oltre 200 feriti, oltre che delle “vittime di tutte le stragi” (a cui le le celebrazioni di martedì prossimo sono dedicate).
Per Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione che riunisce il familiari delle vittime, si tratta di una “ritorsione” che ha due motivi: “Il primo è che noi continuiamo a parlare di P2 e di ricerca di chi ha voluto quella strage”. E stanare i mandanti è un obiettivo così fortemente voluto da chi quell’attentato l’ha subito che lo scorso gennaio è stato depositato presso la procura della Repubblica di Bologna un esposto in cui si chiede l’acquisizione di atti e sentenze di vicende degli anni Novanta e Duemila che con il 2 agosto 1980 potrebbero centrale. Ma c’è poi il secondo motivo di cui parla il presidente dei familiari. “Noi continuiamo a parlare di legge 206“, dice, “quella che dovrebbe riconoscere pensioni d’invalidità ai feriti gravi. E niente, a tutt’oggi non è ancora stata applicata. Possiamo allora smettere di dire che questo governo non sta facendo il suo dovere?”
L’assenza dell’esecutivo a Bologna non si registrava dal 1993, quando l’allora presidente del consiglio dei ministri, Carlo Azeglio Ciampi, aveva avviato una prassi che era diventata un appuntamento fisso per capo del governo o per il ministro di turno delegato. E nessuno si era sottratto alle contestazioni che, di anno in anno, erano giunte immancabili dalla folla radunata in piazza delle Medaglie d’Oro, di fronte alla stazione.
Contestazioni che, per quanto rumorose, si erano sempre limitate ai fischi delle persone contro le mancate verità su quell’attacco terroristico, il più grave nella storia dell’Italia del dopoguerra e per il quale sono stati condannati esecutori e depistatori senza però arrivare a individuare i mandanti. L’ultima volta, però, nel 2009, Sandro Bondi, ai tempi titolare del ministero dei beni culturali, aveva avuto non poche difficoltà a portare a termine il suo discorso e da allora si era iniziato a dire basta alle commemorazioni bolognesi.
La promessa era diventata realtà un anno fa e viene confermata quest’anno, quando le polemiche pre-anniversario hanno iniziato a farsi largo. Il 18 luglio, infatti, il deputato Pdl Fabio Garagnani aveva lamentato un presunto “pericolo per l’ordine pubblico” in vista del 2 agosto e aveva chiesto la presenza dell’esercito a presidio delle manifestazioni. Ne erano seguite condanne unanimi dai vari schieramenti politici fino alle dichiarazioni del ministro della difesa, Ignazio La Russa, che aveva liquidato la questione affermando che “bastano carabinieri e polizia”.