“Don’t touch mea ‘ndrina”. Come dire, giù le mani dalla mia cosca. La curiosità sta nel fatto che questa scritta, vergata a vernice spray sullo scafo del “veliero” di un parco giochi per bambini, non è comparsa a Locri o a San Luca, ma a Paderno Dugnano, nell’hinterland di Milano. A prima vista un posto che con la ‘ndrangheta dovrebbe centrare poco o nulla. Senonché proprio qui si è tenuto il più importante summit della criminalità calabrese trapianta a l nord registrato dagli investigatori dell’antimafia impegnati nell’inchiesta Crimine-Infinito. Cioè la grande operazione congiunta tra le Procure di Milano e di Reggio Calabria che il 13 luglio dell’anno scorso portò in carcere oltre trecento presunti ‘ndranghetisti, 160 dei quali arrestati in Lombardia.

Era la sera del 31 ottobre 2009, e quelli che secondo gli inquirenti sono i rappresentanti dei più importanti “locali” di ‘ndrangheta in Lombardia avevano scelto di riunirsi proprio a Paderno, in un circolo Arci intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Proprio sotto la celeberrima foto dei due eroi dell’antimafia, il presunto boss Pino Neri aveva preso la parola per invitare tutti a superare i problemi e pensare agli affari, dopo il fragoroso omicidio di Carmelo Novella, padrino “licenziato” a colpi di pistola dai vertici calabresi. Se avevano scelto quel luogo per beffare le legge, le legge li beffò filmando e registrando l’incontro. E oggi, gran parte deicommensali sono sotto processo a Milano per associazione mafiosa.

“Don’t touch mea ‘ndrina”. Può essere la bravata di un ragazzino o lo scatto d’orgoglio di un picciotto ferito nell’onore. Ma certo che a Milano e dintorni la presenza della ‘ndrangheta si percepisce sempre di più. Anche sui muri.

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