“Quello di cui sono assolutamente certo è che ho pagato 4 miliardi di lire in due tranche a Di Caterina all’estero, perché così mi era stato chiesto da Penati in relazione all’approvazione del piano regolatore dell’area Falck di Sesto”. E’ un salasso quello che descrive ai pm di Monza l’imprenditore sestese Giusppe Pasini, il grande accusatore di Filippo Penati, ex assessore e sindaco della “Stalingrado d’Italia” prima di balzare alla presidenza della Provincia di Milano e alla guida della segreteria politica del leader Pd Pier Luigi Bersani.
I verbali, pubblicati oggi dal Corriere della Sera, disegnano un sistema di tangenti particolarmente vorace (che Penati smentisce vigorosamente). Il versamento miliardario è legato alla riqualificazione delle aree industriali Falck, un milione e 300 mila metri quadri destinati a ridisegnare il volto post-industriale della città. Nel 2000, Pasini sta per acquistarla al prezzo di 400 miliardi di lire, ma vuole essere sicuro di poterle sfruttare al massimo dal punto di vista edilizio: “Sono andato a chiedere a Penati se, nel caso avessi comprato l’area Falck, era possibile arrivare a una licenza. Penati mi disse che avrei dovuto dare qualcosa al partito ovvero a qualcuno. A tal fine ho incontrato Penati in Comune nel 2000», continua l’immobiliarista davanti ai pm Walter Mapelli e Franca Macchia, il quale «mi disse che l’operazione mi sarebbe costata 20 miliardi di lire in tranche di 4 miliardi l’una. Mi disse anche che a prendere accordi con me sarebbe venuto Di Caterina».
Piero Di Caterina, anche lui imprenditore sestese, attivo nel ramo trasporti pubblici con la Caronte srl, legatissimo a Penati e accusato di essere stato il suo collettore di tangenti.«Penati non mi disse che i soldi servivano per qualche personaggio politico più in alto”, afferma ancora Pasini, “ma ho immaginato che questo potesse essere perché tutti erano interessati all’operazione». Il pagamento dei 4 miliardi sarebbe avvenuto in contanti con soldi che l’immobiliarista avrebbe ritirato dai propri conti esteri. In altre occasioni “su richiesta di Penati, ho consegnato somme in contanti in Italia a Giordano Vimercati (poi capo di gabinetto di Penati presidente della Provincia di Milano, ndr), approssimativamente equivalenti a 500 mila euro tra fine anni 90 e inizi del 2000, dazione che potrebbe riferirsi all’area Marelli”.
Un altro marchio storico dell’industria sestese da convertire al mattone: sull’area Marelli, “Penati mi disse che era indispensabile fare una uscita verso via Adriano, la qual cosa avrebbe necessariamente comportato l’acquisto da parte mia del terreno di proprietà di Di Caterina», che “in cambio volle la cessione di un mio terreno più una somma”. Risultato finale: “Ho pagato a Di Caterina circa 1 miliardo e 250 milioni di lire. All’epoca capii che Di Caterina avrebbe dato una parte della somma a Penati e tale circostanza mi è stata confermata da Di Caterina in successivi incontri nei quali mi ha riferito di avere consegnato importi di denaro a Penati. Sostanzialmente Di Caterina in quegli anni faceva da ‘collettore’ soprattutto per Penati con il quale aveva un rapporto molto stretto. Quando indico Di Caterina come collettore di tangenti, mi riferisco al fatto che era la persona più vicina ai componenti il consiglio comunale”, e “quindi chi voleva avvicinare questi politici contattava Di Caterina”.
E Di Caterina, nei verbali pubblicati dal Corriere, conferma tutto: “Tra me e Penati c’era un rapporto confidenziale per cui era più naturale chiedere il denaro a me. Ho portato copie di buste nelle quali avevo riposto contanti provenienti dalla mia attività di trasporto estero su estero, sulle quali sono annotati i pagamenti per contanti fatti a Penati e Vimercati», oltre «ad altri soggetti ma sempre su loro richiesta». Tra il 1997 e il 2003 (Filppo Penati è stato sindaco di Sesto dal 1994 al 2001), dice il presunto collettore, i soldi maneggiati sono due milioni e 235 mila euro. L’imprenditore dei trasporti descrive anche un giro di compensazioni tra affari diversi, con soldi che escono e successive “restituzioni”, e comunque, spiega, “io avevo notevoli vantaggi da questa operazione in quanto Penati e Vimercati mi proteggevano da Atm, mi hanno fatto entrare nel consorzio Trasporti, e mi hanno consentito di partecipare a operazioni per me lucrose”.