Con una crescita di appena l’1,4% a livello nazionale, nel 2010 la raccolta differenziata in Italia ha raggiunto il 31.7% contro un obiettivo fissato al 50% per tutti i comuni della penisola entro la fine del 2009, secondo i dati diffusi martedì dall'Istat nel report “Indicatori ambientali urbani”
Uno sforzo insufficiente. Con una crescita di appena l’1,4% a livello nazionale, nel 2010 la raccolta differenziata in Italia ha raggiunto il 31.7% contro un obiettivo fissato al 50% per tutti i comuni della penisola entro la fine del 2009, secondo i dati diffusi martedì dall’Istat nel report “Indicatori ambientali urbani”, dedicato all’analisi dell’eco-compatibilità delle città italiane.
Nonostante sia prevista nel 98% dei comuni italiani, , secondo il report dell’Istat, separare i rifiuti è per ora un’abitudine consolidata soprattutto al Nord dove si raggiunge in media la percentuale del 40% (con punte del 47.1% nel Nord-est) contro il 28.1% dei comuni del Centro, il 21.3% al Sud e solo il 15% nelle isole. Deludente il dato assoluto per i capoluoghi di provincia: su un totale di 117 sono appena 13 quelli che hanno superato l’obiettivo del 60% di raccolta differenziata che, in base alla normativa in vigore, dovrebbe essere raggiunto entro il 31 dicembre 2011, mentre sono 34 quelli che hanno raggiunto il 50%. (obiettivo 2009). A Pordenone il risultato migliore (78.6%), mentre il misero 1,2% di Enna attesta come nella città siciliana la differenziata sembra non essere ancora mai veramente partita.
E se grazie a incrementi percentuali a due cifre nell’arco di un solo anno, alcuni comuni (Ancona, Carbonia e Nuoro in Sardegna, Teramo e Chieti in Abruzzo, Benevento e Salerno in Campania) dimostrano, grazie ad aumenti fino al 30%, che in materia di gestione dei rifiuti cambiare è possibile, in undici capoluoghi del Sud la raccolta differenziata è ferma sotto la soglia del 10%, con cifre addirittura in diminuzione rispetto al 2009 nelle province di Agrigento, Catanzaro, Isernia, Foggia, Siracusa e Palermo. Più praticata nei comuni di piccole dimensioni (+10% rispetto alla media dei capoluoghi con oltre 250mila abitanti), per quanto riguarda le grandi città, il dato migliore arriva da Verona (50%) seguita da Torino (43.3%), Firenze (38,4%), Milano (35,9%), Venezia (35,6%) e Bologna (34,8%) mentre Napoli si ferma al 17.7%, a differenza degli altri capoluoghi campani che superano tutti la media nazionale.
La prova che, a livello nazionale, qualcosa si stia lentamente muovendo nelle amministrazioni italiane verso una più corretta gestione dei rifiuti arriva anche dal confronto dell’Istat con i dati del 2000, secondo cui si registra un aumento di circa il 50% della raccolta differenziata sul territorio nazionale negli ultimi dieci anni. Un andamento che rischia però di subire le conseguenze negative dell’aumento (+0.9%) dei valori relativi alla produzione totale di rifiuti in Italia. Con 609,5 kg per abitante nel 2010 contro i 550kg nel 2000, e per il primo anno in controtendenza dal 2006, quest’ultimo indicatore dell’Istat dimostra come ridurre, oltre a differenziare, sembri invece ancora un obiettivo irraggiungibile.