Mercati di nuovo in caduta libera, premier di nuovo latitante. Silvio Berlusconi interverrà alle Camere sulla crisi economica soltanto mercoledì. Non oggi, perché il Cavaliere ha preferito risparmiarsi la trasferta romana, né martedì, perché Montecitorio ha già un appuntamento impegnativo: dovrà esprimersi sul caso di Marco Milanese, ex braccio destro di Giulio Tremonti, e su quello di Denis Verdini, coordinatore del Pdl. Così tutto è rimandato. E l’annunciato incontro del governo con le parti sociali è stato convocato solo per giovedì, quando le borse europee aprivano il lunedì con pesanti tracolli. Piazza Affari ha perso il 3,63% e lo spread tra btp e bund ha registrato un nuovo record in negativo a 355 punti. Per gli analisti a mezzogiorno era già un lunedì nero. L’economista Giacomo Vaciago ha previsto che l’Italia sarà il paese più frequentato ad agosto per la speculazione. “Fino a poco tempo fa c’era anche la Spagna e il Portogallo. Ma la mossa di Zapatero che ha portato allo scioglimento delle Camere e a decidere quando si vota rimuove l’incertezza, sfilando Madrid dalla fila. Nessuno spara più su uno che sta uscendo – osserva Vaciago – e la Spagna non è più nel mirino. Il Portogallo poi è in corsia di soccorso, quindi ci si concentra sull’Italia: c’è il pericolo che nel mese di agosto sparino su di noi perché siamo diventati i primi della fila”. Non proprio rassicurante. Eppure il premier si muoverà mercoledì, per parlare in aula.
Giovedì mattina il governo incontrerà invece le parti sociali che nel pomeriggio si incontreranno con le opposizioni parlamentari Pd e Udc in testa. In vista dell’appuntamento di giovedì il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi propone cinque punti per rilanciare crescita e sviluppo: “Dal monitoraggio degli investimenti infrastrutturali, alla riforma fiscale, al credito alle attività produttive, agli accordi sindacali aziendali e altro ancora molti sono i temi sui quali Governo e parti sociali possono e devono verificare i modi con cui convergere verso l’interesse nazionale”. Ma è certo che gli spazi di manovra sono stretti e la risposta del governo tardiva. Soltanto oggi, infatti, arriva una timida disponibilità al lungo pressing di imprese, banche, sindacati, culminato mercoledì scorso in un documento congiunto per chiedere misure immediate ed efficaci: un patto per la crescita, discontinuità, responsabilità, credibilità agli occhi degli investitori.
Ma per Angelino Alfano, dismessi ufficialmente i panni di ministro della giustizia e indossata la maglia del Pdl, Berlusconi si è mosso bene. “La triplice scelta del presidente”, la definisce Alfano, “rappresenta la risposta più efficace a chi chiede un passo indietro del governo”. La triplice scelta sarebbe: “Convocare il Cipe, mercoledì mattina, per approvare il finanziamento di oltre settanta opere pubbliche strategiche per il Paese e per un importo di oltre 7 miliardi di euro; di riferire, mercoledì pomeriggio, alle Camere sulla situazione economica del Paese e di incontrare l’indomani mattina le parti sociali al fine di condividere diagnosi e possibili terapie in grado di fronteggiare la crisi economica del Paese”. Replica con facilità Enrico Letta dal Partito Democratico ribattendo che Berlusconi ha ricevuto una triplice sfiducia. “Dagli elettori, dai mercati e dalle parti sociali”.
Argomenti che Montecitorio dovrà accantonare fino a mercoledì. Prima i “lavori” si concentreranno su Milanese e Verdini. Per quanto riguarda l’ex braccio destro di Tremonti, i deputati dovranno pronunciarsi sulla decisione presa il 28 luglio all’unanimità dalla Giunta per le Autorizzazioni della Camera di dire sì all’utilizzo dei tabulati telefonici e all’apertura delle cassette di sicurezza sequestrate al deputato. Del coordinatore del Pdl si dovrà decidere invece se dire sì o no alla richiesta di usare le intercettazioni telefoniche che lo riguardano: quelle effettuate nell’ambito delle indagini sul G8 e gli appalti post-terremoto dell’Aquila. La Giunta, per Verdini, ha detto no ai magistrati. Sul voto di domani non dovrebbero esserci sorprese. Ma dopo il caso di Alfonso Papa, a cui la Lega ha spalancato l’ingresso a Poggioreale, non è detto che il coordinatore nazionale del Pdl si veda confermato il diniego. Certo è che da giorni nel partito di Umberto Bossi l’ordine è quello di tenere bassi i toni e non alzare polveroni almeno fino a settembre. Il Carroccio vuole evitare di aprire ulteriori fronti di crisi con il Pdl, quindi è plausibile che Verdini si “salvi”.