Il presidente della regione ordina nuovamente che circa 800 tonnellate di monnezza vengano portate fuori Provincia. Come già capitato settimane fa, i sindaci locali protestano.
L’emergenza rifiuti in Campania. Un film che si ripete in attesa della ‘rivoluzione’. Stessi attori, medesima la sceneggiatura. Il dramma ripropone il solito schema. Il governatore della regione Stefano Caldoro ha firmato una nuova ordinanza, la terza, per consentire di smaltire rifiuti napoletani fuori provincia suscitando la “rinnovata” sollevazione dei presidenti degli enti provinciali che annunciano un nuovo ricorso al Tar. Il presidente dell’Asia, la municipalizzata del comune di Napoli, Raphael Rossi fa il punto della situazione: “Riusciamo a smaltire con difficoltà la produzione giornaliera, ma resta immutato il quantitativo a terra, la giacenza stimata è intorno alle mille tonnellate”. I rifiuti arrivano negli Stir di Giugliano, Caivano e Tufino e nel sito di trasferenza allestito dal comune ( ex Icm), una parte del pattume viene spedita in Liguria, ma ‘”parliamo di minime quantità”. Anche questa notte i vigili del fuoco sono intervenuti per spegnere undici roghi di rifiuti in varie zone della città e della provincia.
Il problema resta il continuo blocco degli impianti Stir. Giugliano è stato fermo per due giorni. A Chiaiano, sito ormai saturo, nei giorni scorsi è esploso un geyser di percolato, oltre all’assenza di impianti intermedi e finali, è in via di definizione anche il piano per la realizzazione e acquisizione di strutture per il compostaggio da parte del comune di Napoli. Una scelta, quest’ultima, che produrrebbe ulteriore risparmio, passando dalle 200 euro a tonnellata pagate per portare l’umido fuori regione ai 90 euro a tonnellata se venisse trattato in territorio campano. Resta in piedi, è in via di definizione, l’idea della giunta De Magistris di trasportare il pattume napoletano fuori nazione con l’impiego di navi. Il tentativo è quello di trovare soluzioni tampone in attesa degli impianti e dell’avvio della differenziata a Napoli che entro l’autunno dovrebbe raggiungere 300 mila cittadini, con l’obiettivo di arrivare a 500 mila nei prossimi 18 mesi. I fondi per realizzare questa “rivoluzione” dovrebbe arrivare dal Comune, con la ricapitalizzazione dell’Asia, e una parte, dieci milioni, dal ministero dell’Ambiente.
In questa direzione si muove anche la nuova ordinanza di Stefano Caldoro che dovrebbe dare respiro alla città di Napoli. Fino al 9 agosto è previsto lo smaltimento della frazione umida tritovagliata, in uscita dagli Stir, negli impianti fuori provincia, in particolare si dovrebbero smaltire 800 tonnellate divise tra le discariche di Savignano Irpino nell’avellinese e San Tammaro, nel casertano.
I presidenti delle due province, entrambe a guida centrodestra, hanno criticato duramente la scelta del governatore e annunciato un nuovo ricorso al Tar. Già dopo l’ultima ordinanza, senza distinzioni di schieramento politico, i presidenti degli enti provinciali avevano presentato ricorso al tribunale amministrativo regionale.
“ In quell’occasione, il Tar Lazio – sottolinea Gianluca Aceto, assessore all’Ambiente della provincia di Benevento (a guida centrosinistra) – respinse il nostro ricorso, ma precisò che non si poteva trattare di provvedimenti continuativi, ma contingibili ed eccezionali. In un certo qual modo escluse una possibile reiterazione”. Ora arriva la terza ordinanza che avrà comunque un carattere circoscritto ed eccezionale per il funzionamento a rilento degli Stir. Provvedimenti tampone in attesa che Napoli, con la ricetta differenziata e impianti propri, possa uscire definitivamente da questo film e dal suo continuo remake.