È la Rita Levi-Montalcini del pattinaggio. Si chiama Georgette Buhlmann ed è una campionessa pluridecorata che ha appena compiuto 81 anni. Ha calzato i pattini a sette anni e ancora non li ha appesi al chiodo. Come la scienziata premio Nobel (centodue anni e continua a fare ricerca) afferma: “Il cervello non ha rughe”.
Anche Georgette non teme la vecchiaia. Piroetteando sul ghiaccio continua a tenere seminari e stage fra Courchevel e Cortina d’Ampezzo. Otto ore al giorno in pista ad allenare le future promesse del pattinaggio internazionale. È una leggenda vivente, lo sa, ma fa spallucce: “I muscoli, come il cervello d’altronde, con una buona dieta e esercizio aerobico, non si deteriorano. O comunque invecchiano più lentamente. Io non mi sento molto diversa da quando avevo sessant’anni. Basta non mettersi i lucchetti al cervello. E non dirsi mai: ‘ho una certa età e certe cose non me le posso più permettere’. Nel mio caso ho solo scalato un po’ le marce”. Ha fatto down-shifting, come si dice adesso.
Georgette, oltre a una fibra muscolare eccezionale, ha un’eleganza d’altri tempi, due occhi verdi e capelli bianchi come la neve, ben cotonati. Di nazionalità svizzero-tedesca, parla una miriade di lingue compreso il serbo-croato e il russo. Ovviamente, si esprime in un corretto italiano. Si è sposata a 41 anni. “Ci ho messo un po’ a decidermi, perché pensavo di non essere portata per il matrimonio. Mio marito ha dieci anni meno di me. Oggi ne ha settanta, ma sembra molto più anziano di me. È la prova che noi donne abbiamo una marcia in più. Gli uomini invecchiano peggio!”
Georgette, tra i tanti incarichi, mantiene anche quello di direttore tecnico della Asga, Associazione Sportivi Ghiaccio Ambrosiana di Olgiate Comasco. Lei abita vicino a Ginevra, ma al volante della sua macina-kilometri, guida per ore e ore, attraversando le Alpi, per raggiungere Cortina.
“Certo, è questione di geni, ma la mia longevità sportiva è anche merito di interesse, di passione e di amore verso le mie allieve che considero come figlie, o meglio, nipoti”. Altro che botox ‘allisciarughe’. È il cervello che bisogna mantenere giovane, e con esso il resto. È questa la formula di Georgette.
Ha inventato la piroetta che porta il suo nome e una sua allieva è finita nel Guiness dei Primati. Spiega la trottola perfetta con principi dell’aerodinamica: abbreviando il raggio si aumenta la velocità.
Un solo incidente a sessant’anni, una brutta scivolata e i legamenti del ginocchio sono andati a farsi benedire. Doveva operarsi d’urgenza ma ha preferito farsi ingessare e, seduta sulla sedia a rotelle, ha continuato a fare su e giù per la pista di pattinaggio senza interrompere gli allenamenti della sua équipe.
Un rimpianto? “Nessuno. Ho avuto la fortuna di fare quello che mi è sempre piaciuto”.
La storia di Georgette mi ha ricordato il libro di Catherine Meyer sull’amortalità, un nuovissimo concetto di giovinezza permanente. Ecco cosa ha detto la Meyer a L’Espresso: “L’importanza di ripensare il valore dell’età. Il vantaggio di non sentirci limitati dagli anni. Di capire che la gente interessante non smette di esserlo a 70 anni, e che la vita è ricca di emozioni a ogni età”.
È, per caso, questa la formula della felicità? Forse no, forse non solo, ma ci si avvicina molto.
di Januaria Piromallo