A volte ritornano. E per fortuna. A dispetto di una crisi economica che ne ha prosciugato le fonti di sostentamento, il trentunesimo anniversario della strage alla stazione di Bologna potrà contare almeno un punto a favore di chi combatte perché quella tragedia non venga dimenticata e possibilmente venga conosciuta dai più giovani. Fra un mese infatti riprenderà le attività il Cedost, il centro di documentazione storico-politico si occupa della raccolta di materiale storico e della divulgazione delle vicende degli anni di piombo.
Aperto nel 1998 per volontà dell’Associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto e dell’Istituto storico Parri di Bologna, il Cedost aveva fermato l’attività a fine 2008 per mancanza di soldi. I pochi fondi forniti da Regione, Provincia e Comune di Bologna erano finiti:“Quando partimmo nel 1998 avemmo dei finanziamenti che ci sarebbero dovuti bastare per tre o quattro anni, ma noi li facemmo durare di più”, racconta Cinzia Venturoli, direttrice e anima del Cedost.
A settembre si riparte su base volontaria, ma la speranza è che i fondi tornino ad arrivare. Intanto si mettono appunto alcuni progetti che potrebbero attirare finanziamenti pubblici o delle fondazioni: “Vorremmo organizzare un convegno dove mettere a confronto il lavoro degli storici con ciò che passa sui media – spiega la direttrice del Cedost – anche perché c’è molta strumentalizzazione quando si parla di anni Settanta”.
Una presenza simbolica sancisce questa rinascita del Cedost. Nel direttivo, oltre al presidente, il docente Alberto De Bernardi, Paolo Bolognesi (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto) e Benedetta Tobagi, giornalista e scrittrice che si è occupata degli anni di piombo. Suo padre Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera, fu ucciso nel 1980 da un commando di terroristi di estrema sinistra.
Fondamentale nel Dna del centro è il lavoro d’archivio per cui il Cedost di Bologna ha risonanza internazionale. Tanti i pezzi “pregiati” sul terrorismo, gli anni Settanta e non solo, conservati nella sede di via Sant’Isaia, condivisa con l’Istituto storico Parri:“Abbiamo tra le altre cose le registrazioni di tutto il processo per l’omicidio di Marco Biagi. Una parte del nostro sito internet seguiva giorno per giorno le udienze”. L’archivio del Cedost conserva fondi che arrivano dall’avvocatura dello Stato, documenti delle commissioni parlamentari di inchiesta su tutte le stragi, da Piazza Fontana al 2 agosto, dall’Italicus a piazza della Loggia.
Per questa ricchezza di materiali non sono mancati, negli anni di attività, anche i visitatori stranieri: “A volte c’è più interesse all’estero. Parte del nostro sito era stato tradotto in inglese da stagiste che venivano a lavorare da noi direttamente dall’America”.
“Il Cedost inoltre – spiega Venturoli – è uno dei soggetti che hanno tenuto le fila della Rete degli archivi per non dimenticare, una rete che adesso ha un riconoscimento ufficiale anche del Ministero dei beni culturali”. Sempre in tema di archivi e di carte che scottano, uno dei primi progetti in programma per la riapertura del Cedost è l’acquisizione del materiale usato per l’indagine sul terrorismo che l’Istituto Cattaneo di Bologna fece negli anni Ottanta. “Vorremmo mettere a disposizione del pubblico quelle carte preziose”.
Infine c’è l’attività divulgativa nelle scuole e nelle università. E pare ce ne sia bisogno: nel 2005 il Cedost fece un’indagine in città e scoprì che i giovani sapevano molto poco della strage del 2 agosto. Per molti era stata opera delle Brigate Rosse. Molti altri non ne sapevano proprio niente.