La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di Gruppi di acquisto solidale (Gas). Qui se ne concentrano oltre un quarto del totale. Un dato che fa pensare che la società lombarda, tutto sommato, abbia gli anticorpi per resistere ai ministeri di Monza, alle pernacchie di Bossi o ai festini di Arcore. C’è gente che ha voglia di guardare oltre, di ricavarsi uno spazio nuovo, stimolante. Persone comuni, gruppi via via più eterogenei che sentono il bisogno di sovvertire le regole di un mercato sempre più omologante. E lo fanno in un modo concreto. Attraverso scelte di consumo critico e consapevole. Scelte ragionate e perseguite con costanza attraverso il meccanismo del Gas.
Per capire cosa sono i Gas prendiamo in prestito la definizione che ne dà retegas.org: “Il Gruppo d’acquisto solidale si costituisce, in genere, per favorire la riflessione sui temi dell’alimentazione con prodotti biologici, l’acquisto dei prodotti stessi a prezzi accessibili e per stabilire patti fiduciari tra consumatori e produttori. Si stabilisce un “canale fiduciario” tra produttori e consumatori, alimentato dal comune interesse e definito da parametri condivisi”. Questo con grande soddisfazione per gli acquirenti e i produttori: “La merce termina di essere solo prodotto e diventa anche strumento di relazione tra soggetti che, oltre ai ruoli di produttori e consumatori, mettono in gioco i propri volti e le proprie storie”.
Il Gas è caratterizzato anche con tre aggettivi: piccolo, locale e solidale: “Piccolo per permettere un’organizzazione semplice e per favorire la relazione tra i soci, locale perché siamo interessati e responsabili del territorio che abitiamo e solidale tra i soci, con i produttori e con l’ambiente”. Il primo Gas è nato nel 1994 a Fidenza, poi l’esperienza ha iniziato a essere replicata in altre località, fino al 1997, quando è nata la rete dei gruppi di acquisto. Un autentico volano per la crescita di nuovi gruppi, che hanno iniziato a scambiarsi informazioni su prodotti e produttori. Nel corso degli ultimi 10 anni c’è stata una vera e propria esplosione e oggi esistono 800 gruppi in Italia, concentrati in gran parte al nord e al centro, tra Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia e Toscana. Più marginali i numeri delle altre regioni, dove comunque i Gas sono in crescita.
I Gruppi di acquisto diventano spesso una fucina di idee. Sono un’occasione per stare insieme, condividere opinioni e sogni. Così dai Gas nascono veri e propri progetti che si materializzano in qualcosa di più grande, con riflessi concreti sull’economia reale. I progetti ambiziosi richiedono forza, così i Gas si organizzano in reti e dialogano con il territorio, coinvolgono altri attori: dalle amministrazioni locali ai produttori, passando per le associazioni di categoria. Nascono così i Distretti di economia solidale (Des), con l’intento di “ridare senso ai processi di economia sul territorio, organizzando rapporti stabili tra chi produce e chi consuma. Si rivolgono a tutti i settori dell’economia e hanno come obiettivo primario la creazione di spazi economici attenti al territorio, ai beni comuni, e quant’altro serva a favorire un benessere diffuso”, come si legge su retecosol.org. Ed è proprio nell’ambito dei Des che prendono forma le esperienze più interessanti di cui questa Italia è ancora capace. Progetti piccoli che stanno in piedi senza piegarsi alle logiche del mercato, progetti che funzionano e che vengono copiati, condivisi, replicati, riformulati in altri territori. È il caso della cooperativa AEquoS, di Made in No, di Spiga e Madia e tanti altri esempi di piccole economie virtuose che remunerano il lavoro, puntano sulla qualità e tagliano dove non serve.