Qui se ne concentrano oltre un quarto degli 800 distribuiti in tutto il Paese. Il primo Gas è nato nel 1994 a Fidenza, poi l’esperienza è stata replicata in altre località, fino al 1997, quando è nata la rete. "La merce termina di essere solo prodotto e diventa anche strumento di relazione tra soggetti che, oltre ai ruoli di produttori e consumatori, mettono in gioco i propri volti e le proprie storie"
Per capire cosa sono i Gas prendiamo in prestito la definizione che ne dà retegas.org: “Il Gruppo d’acquisto solidale si costituisce, in genere, per favorire la riflessione sui temi dell’alimentazione con prodotti biologici, l’acquisto dei prodotti stessi a prezzi accessibili e per stabilire patti fiduciari tra consumatori e produttori. Si stabilisce un “canale fiduciario” tra produttori e consumatori, alimentato dal comune interesse e definito da parametri condivisi”. Questo con grande soddisfazione per gli acquirenti e i produttori: “La merce termina di essere solo prodotto e diventa anche strumento di relazione tra soggetti che, oltre ai ruoli di produttori e consumatori, mettono in gioco i propri volti e le proprie storie”.
Il Gas è caratterizzato anche con tre aggettivi: piccolo, locale e solidale: “Piccolo per permettere un’organizzazione semplice e per favorire la relazione tra i soci, locale perché siamo interessati e responsabili del territorio che abitiamo e solidale tra i soci, con i produttori e con l’ambiente”. Il primo Gas è nato nel 1994 a Fidenza, poi l’esperienza ha iniziato a essere replicata in altre località, fino al 1997, quando è nata la rete dei gruppi di acquisto. Un autentico volano per la crescita di nuovi gruppi, che hanno iniziato a scambiarsi informazioni su prodotti e produttori. Nel corso degli ultimi 10 anni c’è stata una vera e propria esplosione e oggi esistono 800 gruppi in Italia, concentrati in gran parte al nord e al centro, tra Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia e Toscana. Più marginali i numeri delle altre regioni, dove comunque i Gas sono in crescita.
I Gruppi di acquisto diventano spesso una fucina di idee. Sono un’occasione per stare insieme, condividere opinioni e sogni. Così dai Gas nascono veri e propri progetti che si materializzano in qualcosa di più grande, con riflessi concreti sull’economia reale. I progetti ambiziosi richiedono forza, così i Gas si organizzano in reti e dialogano con il territorio, coinvolgono altri attori: dalle amministrazioni locali ai produttori, passando per le associazioni di categoria. Nascono così i Distretti di economia solidale (Des), con l’intento di “ridare senso ai processi di economia sul territorio, organizzando rapporti stabili tra chi produce e chi consuma. Si rivolgono a tutti i settori dell’economia e hanno come obiettivo primario la creazione di spazi economici attenti al territorio, ai beni comuni, e quant’altro serva a favorire un benessere diffuso”, come si legge su retecosol.org. Ed è proprio nell’ambito dei Des che prendono forma le esperienze più interessanti di cui questa Italia è ancora capace. Progetti piccoli che stanno in piedi senza piegarsi alle logiche del mercato, progetti che funzionano e che vengono copiati, condivisi, replicati, riformulati in altri territori. È il caso della cooperativa AEquoS, di Made in No, di Spiga e Madia e tanti altri esempi di piccole economie virtuose che remunerano il lavoro, puntano sulla qualità e tagliano dove non serve.