Qualcuno mi deve spiegare chi è il santo in paradiso di Tremonti, perché io non l’ho capito. Ricapitolando, il ministro dell’Economia è nel mezzo di una bufera giudiziaria di nomine truccate con favori di qualunque tipo, gestita proprio sotto i suoi occhi (almeno secondo l’accusa) dal suo super vice con compagna a carico, guarda caso portavoce del ministro. Da questo super vice si era fatto dare in prestito una casa perché si sentiva spiato dalla Guardia di finanza (denunciarla prima no, eh?), come se andare a casa di qualcuno in una situazione in cui si pensa di essere vittima di spionaggio fosse più sicuro che non affittarsi una casa in totale autonomia. E deve ancora chiarire se era “ospite”, o in parte affittuario in nero, oppure affittuario con pagamento in banconote sonanti (il contante è spesso amico dell’evasione), visto che le varie versioni divergono molto fra loro. E tutto questo ambaradan lo colpisce proprio quando il nostro paese è sotto attacco degli speculatori, che in soldoni significa che il mercato non ha gradito neanche un po’ la manovra economica presentata proprio dal ministro, e con le parti sociali che per la prima volta decidono di unire le loro voci per lanciare un grido d’allarme sullo stato del paese. Lui in tutto questo putiferio che fa? Dice che si è “dimesso da inquilino“.
Ora, non ho mai preteso dai membri di questo governo niente di più che un po’ di spocchia, senso di impunità e menefreghismo nei confronti dei cittadini e delle istituzioni da loro rappresentate, messe in ombra quando sono occupate da chi è al centro di scandali di vario tipo. Quello che mi sorprende questa volta, però, è la reazione dei media, o meglio, la non reazione. Davanti alla vicenda Scajola, con tutte le differenze del caso, c’era stata giustamente una richiesta di spiegazioni continua, che l’ha portato – incredibilmente per il nostro paese – a dimettersi con una conferenza stampa alquanto imbarazzante. Nei confronti di Tremonti, invece, vedo un totale appiattimento davanti alle sue contromosse, e mai una domandina un po’ fuoripista (questo giornale escluso). In questo torpore mediatico gli unici che martellano un po’ contro il ministro sono i giornali che si riferiscono a Berlusconi (con evidente interesse) e un vispo Sergio Romano, che sul Corriere si è rivolto a lui con il suo “Quel che Tremonti non ha detto”, ottenendo l’unica risposta al momento degna di nota.
Come al solito dall’estero ci guardano sbalorditi. Il Financial Times si chiede come un ministro dell’economia possa ammettere di pagare un affitto di migliaia di euro al mese in contanti in un paese dove l’evasione fiscale e proprio il denaro sonante costituiscono uno degli ostacoli più grossi alla crescita. Ma ormai anche oltreconfine si sono rassegnati, e nonostante il quotidiano rosa dica che Tremonti “non è indispensabile”, le sue dimissioni potrebbero costituire un pericolo ora che siamo bersaglio della finanza.
Che dite se nel frattempo, in questo mare di rassegnazione, non indirizziamo noi qualche domandina al nostro ministro, che da tutta questa storia esce meno che limpido e che in un paese normale dovrebbe come minimo rispondere davanti a una commissione, un parlamento o un programma tv con i controfiocchi (no, non intendevo Unomattina)? Cominciamo noi nella speranza che gli altri ci seguano?