Il primo è stato bloccato l’anno scorso dalla Procura e dalla burocrazia per alcune “difformità” strutturali in materia di normativa antisismica: valutato oltre 100 milioni di euro e rinviato più volte, aspetta solo il via libera definitivo del Comune di Rimini, dopo quello dell’ex genio civile, per inaugurare ed ospitare più di 9.000 persone. Il secondo (fino a 1.400 posti in platea) è stato inaugurato tre anni fa ed è costato meno della metà, sui 50 milioni di euro, finanziati, anche in questo caso, in primis dagli enti pubblici (Provincia, Camera di Commercio, Comune di Riccione). Ebbene, a nemmeno 20 chilometri di distanza l’uno dall’altro, il palazzo dei congressi di Rimini e quello di Riccione continuano a farsi la guerra all’ombra dello stesso partito, il Pd.

La spina resta quella della gestione unica per evitare deleteri dualismi. L’ultima battaglia la stanno portando avanti gli albergatori riccionesi: se le istituzioni sposano il progetto della gestione affidata alla riminese Convention Bureau, è la loro minaccia, teniamo chiusi gli hotel. Insomma, la serrata è dietro l’angolo.

Al di là del Marano gli animi fremono. Per la società PalaRiccione è ancora difficile capire a chi affidare la struttura locale dopo aver già speso 50 mila euro in attività di consulenza specifica. Il bando resta la strada più battuta, ma in questi giorni è tornata a circolare l’ipotesi della cessione diretta. La cordata degli albergatori l’ha già bocciata, giudicandola “illegittima”. Ma il referendum di giugno sulla gestione del servizio idrico ha abolito l’articolo 23 bis in materia di cessione di servizi, e dunque il piano torna possibile.

Il gruppo Rimini Fiera la sua offerta l’ha già fatta l’anno scorso e, come ha scandito il presidente dell’Expo Lorenzo Cagnoni, quella rimane. A provare di sedare i malumori provenienti da sud è stato ancora una volta il presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali, un ente di centrosinistra (presente al 30% nel palazzo di Rimini e al 10% in quello di Riccione) che a suo tempo dette via libera al Palas della Perla Verde proprio per scongiurare sul nascere le polemiche di quartiere. Vitali in questi giorni ha invitato tutti a smussare gli angoli per risolvere l’affaire congressi solo sulla base dei piani industriali, invece che delle esigenze della politica. Ma, si sa, spesso le due cose vanno a braccetto.

Dunque, è la linea Vitali (“affidiamo tutto a Convention Bureau”) che guarda caso aspetta ancora la nomina del nuovo presidente dopo l’era dell’ex Margherita Mauro Ioli (uomo di fiducia di Cagnoni, che con la Fiera controlla la società dei congressi). Affidare il nuovo incarico a un riccionese, insomma, potrebbe guarire i mal di pancia? Cagnoni si precipita a smentire: “Non corrisponde al vero che abbiamo formulato proposte all’ex sindaco Daniele Imola (già primo cittadino di Riccione targato Pd, ndr) per la presidenza del Convention Bureau di Rimini”. Il presidentissimo non ha lesinato una bacchettata agli stessi albergatori riccionesi, ‘rei’ di aver parlato male della stessa Convention Bureau quando hanno citato a destra e a manca tutti i ‘pericoli’ in termini di concorrenza se ancora una volta fosse Rimini ad avere la meglio: per Cagnoni si tratta solo di “pensieri in libertà, dovuti ad una mancanza di informazioni e di competenze specifiche nel settore che portano perfino a bizzarre divagazioni geografiche e imprecise citazioni su presunti competitor tedeschi o svizzeri”.

Il gruppo Rimini Fiera, ha precisato inoltre Cagnoni, rimane favorevole ad “una gestione unitaria” o ad “un coordinamento” dei due palazzi congressuali ma, soprattutto, non ha inoltrato nessuna “seconda proposta” alla proprietà del Palas di Riccione dopo quella del marzo 2010, “che era stata spedita su richiesta esplicita della società” riccionese e “alla quale non abbiamo mai ricevuto risposta”. Se il bando si farà, comunque, Rimini Fiera è pronta a partecipare. Sta di fatto che i ‘cugini minori’ di Rimini stanno allargando il fronte degli imprenditori pronti ad entrare nella gestione della struttura: nel business, infatti, è pronta ad entrare la categoria Promhotels, che da sola conta 150 alberghi. Bruno Bianchini, presidente dell’associazione, si chiede ancora “perché il palazzo di Riccione non gode degli stessi diritti di quelli del palazzo di Rimini: noi, fra l’altro, mettiamo risorse private, a differenza di Convention Bureau”.

In tutto questo, il sindaco di Riccione Massimo Pironi, a sua volta del Pd, tiene aperte tutte le porte per non scontentare nessuno: “Se il sistema riesce a costruire una gestione pubblica comune ben venga, ma bisogna vedere quali sono le condizioni. Se si fa un bando, però, non possiamo di certo impedire a nessuno di partecipare. Si parte alla pari. Non dobbiamo per forza affidarci a nessuno, Riccione le sue carte da giocare e le sue eccellenze le conserva tutte”.

Per capire quanto sia cruciale la partita, non bisogna dimenticare che quello congressuale è uno dei settori che, nonostante tutto, continua a tirare nel riminese. Il bilancio 2010 di Convention Bureau ha mostrato segni positivi in tutti gli indicatori di produttività: più 9% il numero degli incontri e più 2% il numero delle presenze. Il tutto in controtendenza con il mercato congressuale nazionale che ancora risente dei fattori di crisi.

A fronte poi di un valore dell’attività pari a sei milioni e 600 mila euro, sostanzialmente in linea con i risultati raggiunti nel 2009, il margine operativo lordo quest’anno dalle parti di via della Fiera è nettamente migliorato e genera un risultato di esercizio positivo di circa 14 mila euro. Il tutto nonostante il nuovo Palas di Rimini debba ancora decollare. La sua mancata apertura, secondo uno studio del polo scientifico universitario riminese, ha causato i termini di indotto un mancato guadagno pari a 12 milioni di euro. Cagnoni sostiene che la sua apertura sia imminente, ormai manca solo la notifica del Comune sul via libera antisismico dell’ex Genio Civile. I primi due anni saranno di start-up, quando l’opera sarà a regime “contiamo di arrivare alle 540 mila presenza annue contro le 170-200 mila nell’attuale palacongressi”, ha sempre promesso Cagnoni.

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