Uno si aspetterebbe che lo Stato per i nostri parlamentari non fosse solo un feticcio da utilizzare quando fa comodo. Invece dobbiamo constatare che – soprattutto per quelli della maggioranza – conta più andare a marciare in Terra Santa che proteggere e salvare la nostra comunità, il nostro Paese. Viene subito all’occhio il paragone con la marcia de los Indingnados spagnoli che sto seguendo direttamente mentre sono in Spagna: sono partiti da più di 40 città vicine e lontane e, passando dai paesini anche più piccoli, hanno raccolto le idee che i cittadini raccontavano della loro comunità per tentare di tradurle in fatti concreti, in proposte da discutere poi nella assemblea che si è tenuta a Porta del Sol a Madrid il 23 e 24 luglio. Loro sanno bene che la comunità deve essere responsabile del destino degli individui, è la coscienza di una nuova generazione che sta crescendo e che grida forte che il sacrificio individuale è valido solo se lo Stato consente alla gran parte delle persone la possibilità di uno sviluppo armonico e di un futuro migliore.
Esattamente il contrario di quel che accade in questo momento allo Stato italiano: la comunità al governo lavora solo per lo sviluppo degli interessi di un gruppo di individui. Fregandosene altamente di quelli degli altri. La marcia in Terra Santa è la fotografia del disinteresse dei nostri parlamentari per gli interessi collettivi, a favore di quelli individuali: i loro.
Per reagire dobbiamo ripartire dalle nostre realtà locali e dai movimenti che in questi ultimi due anni hanno mobilitato le piazze italiane. Un altro punto importante sarà trovare un collegamento stabile con le lotte dei cittadini dei paesi nordafricani, della Grecia, del Portogallo, della Spagna. Una sorta di internazionale degli Indignati per favorire lo scambio delle informazioni, la circolazione delle idee e la possibilità di una azione comune. Anche per evitare che azioni come quella di ieri a Porta del Sol, quando le forze dell’ordine spagnole hanno deciso di sgomberare la pacifica presenza in piazza de los Indignados, o come ciò che accade quotidianamente in Val di Susa, rimangano episodi nazionali e non parte della lotta comune dei cittadini europei.
Di tutto questo discuteremo durante la preparazione di Piazza Pulita, l’assemblea e la manifestazione del 10 e 11 settembre a Roma.