Con questo tempo variabile – dove ai caldi improvvisi quanto afosi, dove al fresco ma di notte freddo maestralino si sostituisce lo scirocco e viceversa – è difficile rispondere con un altrettanto variabile cibo.
Trovare qualcosa che ti rinfreschi o ti riscaldi può sembrare impossibile, poi si capita dove è bene capitare e anziane donne ti forniscono la risposta: “Ho fatto un minestrone con l’orto“.

E ti indicano con la mano quella meraviglia sottratta alla discesa a mare da due balze sostenute da bassi muretti di pietre sovrapposte, dove una parziale ombra fornita da qualche albero da frutta combatte una sua personale battaglia con la macchia mediterranea, proteggendo con la sua chioma un rigoglioso basilico, lasciandolo al fine alleato con le scope e i corbezzoli che  frantumano i venti, trattenendo il sale volante delle improvvise burrasche.

Patate, sedano, carote, cipollotte, manciata di bietole e di lattuga, fagiolini verdi e una piccola dose di verza (tagliata fine per durezza stagionale). Tutto sobbollito dopo essere stato tagliuzzato in piccoli pezzi con l’aggiunta di acqua a misura.

A cottura ultimata buon olio e, prima di frullare o passare tutto, una abbondantissima dose di basilico.
Il verde minestrone passato che vi ritroverete fra le mani potrà così essere servito freddo o, all’occorrenza se urla e biancheggia il mare, caldo. Più leggero di profumi del minestrone alla genovese (una delle cose che da ateo mi trasforma sempre in fervido credente) che varia per la finale aggiunta di un pesto vero e proprio con parmigiano, aglio e pinoli. Ma questa altrettanto miracolosa variante è forse più rispettosa delle molteplici freschezze e sublime in ugual misura.

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