La strage in Norvegia, ha illustrato Vittorio Feltri in un editoriale del Giornale, è un po’ colpa dei ragazzi uccisi che, invece di gettarsi contro l’uomo che li mitragliava, sono codardamente scappati. L’ha scritto il 24 luglio. Non era ancora finita la conta dei cadaveri. Sarà un caso ma i giovani vigliacchi morti sono del partito laburista. Non è proprio il Pd, ma poco ci manca. Stranamente Feltri non si chiede cosa stesse facendo Bersani in quel momento.
Nell’articolo Feltri dice molte cose interessanti. La prima è che il movente del terrorista è “incomprensibile”. Di solito il movente di un terrorista è piuttosto chiaro, perché il terrorista lo dice. Il tipo lo ripete per 1500 pagine; vuole fermare l’Islam, il multiculturalismo, i comunisti. Non pare tanto incomprensibile. Fa brutto farlo notare perché sembra un articolo del Giornale, ma tant’è.
Ma la vera meraviglia, il tuffo al cuore, è quando Feltri spiega che ciascun ragazzo ha pensato “a salvare solo se stesso” mentre “se i ragazzi si fossero lanciati (mettiamo in 30 o 40) su di lui”, avrebbero avuto “la possibilità di farlo a pezzi con le nude mani”. Il titolo dell’articolo è Quei giovani norvegesi incapaci di reagire. Questa la chiusura: “Evidentemente l’uomo ha perso l’abitudine e l’attitudine a combattere in favore della comunità della quale pure fa parte. In lui prevalgono l’egoismo e l’egotismo. Non è più capace di identificarsi con gli altri e di sacrificarsi per loro, probabilmente convinto che loro non si sacrificherebbero per lui”. Questo criterio per cui la violenza è anche un po’ colpa della vittima che, tutto sommato, visto come si è comportata, non era eticamente meritevole di sopravvivere, è una gran bella rivoluzione. Finora se qualcuno violentava un bambino pensavamo che quello era un criminale o un arcivescovo, non che il pupo se l’era cercata.
Proviamo a guardare la Storia con questo parametro. Diamo un occhio ai genocidi e, in nome della collaborazione tra le testate, abbozziamo per il collega Feltri le linee dei prossimi editoriali.
Ratto delle sabine. Perché mentre i romani stupravano le giovani sabine, nessuna di quelle si è ingegnata a farsi violentare da quattro soldati contemporaneamente? Ricordiamoci che le sarebbe bastato offrire il culo per togliere almeno un pene dalla patata di qualcun’altra. (Far notare che, nonostante questo, dal 1948 le donne in Italia hanno il diritto di voto. Siamo una società aperta. Accompagnare con un’intervista a una stuprata che spieghi che in realtà tutto si è svolto nella massima classe ed educazione, al massimo un crodino. Non dire dove era stato messo il crodino).
Strage degli innocenti. Le truppe di Erode tagliavano la gola ai bambini. In tutta la Palestina non si è trovato un neonato che a colpi di biberon abbia fatto scudo al compagno di culla. (Non dire che i bambini codardi erano ebrei. Il lettore attento ci arriva da solo. Spiegare che tutti i bimbi andavano all’asilo pubblico. Quando smetteremo di pagare le miserie della dittatura degli insegnanti marxisti? Elogio della Gelmini che porrà fine a questo miserevole stato di cose).
Schiavitù. Quegli stessi negri che fanno di tutto per arrivare nel mondo civile, adesso si lamentano di quando i mercanti andavano a prenderli in Africa e – gratis – li trasportavano e – gratis – gli davano un lavoro nelle piantagioni di cotone. (Spiegare che ha fatto di più il mercato per l’integrazione delle lamentazioni dei no global. Concedere che il negro abbia contribuito allo sviluppo dell’economia americana. Dimostrare così che quando vengono a lavorare li accogliamo a braccia aperte. Soprassedere sulle catene. Sottolineare che, da direttore di una certa classe, col cotone non si ha mai avuto a che fare. Pure le mutande si hanno di gabardine. Scrivere “negher” e non negro perché si è prossimi al popolo. Il popolo è padano. Grattarsi lo scroto che, visto il gabardine, prude. Chiudere con un aneddoto su un lavavetri che dice “si buana” e “Badrone”).
Lager. Che faceva Primo Levi mentre la gente intorno veniva sterminata? Perché ad Auschwitz non c’è stato un nonno Yoel, Giosafat o Yona che si è gettato contro il bocchettone dello Zyklon B e non ha succhiato tutto il gas fino a riempirsi come un areostato salvando i nipoti? (Ebrei. E due. Sarà un caso? A che ci servono gli intellettuali? Scrivono libri per nascondere che cosa? Non capiscono che è estate e sentiamo tutti caldo? Abbiamo veramente bisogno di Roberto Saviano? Non è meglio una barzelletta che metta allegria? In chiusura una battuta sulle saponette, così, per allegria).
Qualche esempio di casa nostra o il lettore, abituato a Sallusti, si perde.
Strage di Ustica. Qualcuno mi spieghi come mai se gli aerei vengono abbattuti poi si fanno polemiche sulla Tav? I treni non sono più sicuri? Cos’è questa mania di prendere l’aereo? (Elogio del cavallo, del calesse e di Lunardi, non in quest’ordine. Intervista a Calderoli che ricorda che Ustica è in Sicilia. P.s. Non dimenticarsi di dare un libro di geografia a Calderoli. Farlo prima dell’intervista. Tenere fermo Calderoli mentre gli si mostra un libro).
Strage di Bologna. Finalmente la finiranno con questa solfa sul primato dell’Emilia rossa. Esplodere meno, esplodere tutti. Non era questa la proposta di Bertinotti? Che fine ha fatto Bertinotti? Perché se la gente muore lui indossa un golf alla moda? Aggiungere inciso: siamo o non siamo un paese moderno? E allora perché si continua ad andare in treno? Gli aerei non sono più sicuri? Cos’è questa mania di prendere il treno? (Pubblicare il giorno dopo il corsivo su Ustica, così, per mero amore di cazzata. Aggiungere che adesso c’è un treno in meno. Non sarà il caso di far partire i cantieri della Tav?)
Di Nicola Baldoni