Più che a borse chiuse il suo discorsetto sulla crisi Berlusconi avrebbe fatto meglio a farlo a telecamere spente. Magari sui divani a forma di labbra di Villa Certosa o ad Arcore, nel boudoir di Villa San Martino. Perché ha parlato di tutto tranne che del vero problema: il debito pubblico. Nel discorso alla Camera Berlusconi parte bene: “Veniamo al nostro debito pubblico”. Poi però non parla di debito ma di deficit. Non parla di stock di debito consolidato e accumulato negli ultimi trent’anni, pari a 1.900 miliardi di euro (o al 120% del PIL italiano) ma dell’ammontare annuale della spesa pubblica non coperta dalle entrate, pari al 5% del PIL. Un voce che, in effetti, in Italia ha un valore più basso di quello di altri paesi dell’area euro. Solo che il nostro paese ha un debito consolidato che, in Europa, in proporzione al prodotto interno lordo, è secondo solo a quello della Grecia. L’Italia è come un’impresa che, attualmente, ha una perdita annuale pari al 5% del suo fatturato, ma si porta dietro da anni una perdita pregressa pari al 120% di quanto produce. Un macigno. Sul quale, a partire dalle prossime aste, si pagheranno interessi più alti del 2,5% rispetto ad appena due mesi fa. Nei prossimi dodici mesi scadrà e dovrà essere rinnovato il 16% del debito pubblico totale, pari a circa 300 miliardi di euro. Se i tassi sui titoli di stato italiani si manterranno a questi livelli dovremo sborsare 7,5 miliardi di euro in più del previsto, solo come costo del debito e solo perché il rischio che i mercati percepiscono sul nostro paese è sempre più elevato. A regime (quindi su tutto l’ammontare del debito) l’aumento dei tassi ci potrebbe costare nei prossimi anni circa 48 miliardi di euro, una cifra pari alla manovra appena approvata.
Lo stock di debito pubblico è il vero convitato di pietra del discorso di ieri. Un problema che incombe e a cui tutti pensano, ma che Berlusconi non osa nominare direttamente proponendo soluzioni serie. Al debito il premier dedica solo due citazioni. La prima, quando parla di “misure rafforzate” che “consentiranno di portare il debito (nel 2014) a sette punti in meno rispetto al 2010”. 113% del PIL al posto del 120% attuale. A regime (e a parità di PIL e di spread) significherebbe risparmiare ben poco in termini di costo del debito. La seconda, al senato, in risposta alle critiche provenienti dalla Camera. Lì, in tarda serata, Berlusconi ammette che “oggi l’Italia ha il quarto debito del mondo”, anche se “è un’eredità consegnata dai governi precedenti”, “dal 78 all’80”. Come quando tra bambini si litiga, ci si prende a botte e, poi, se arriva la mamma o la maestra la prima cosa che viene in mente è “non è colpa mia, ha iniziato lui”.
Oggi ai mercati non interessa chi ha iniziato o chi ha continuato. Interessano quei 1.900 miliardi di euro che soffocano l’Italia e dovranno essere drasticamente ridotti in tempi molto brevi. Non di sette o dieci punti, ma di venti o trenta punti, per scendere ai livelli della Germania (83%) o della Francia (82%). Una soluzione rapida ci sarebbe, anche se nessuno, nemmeno nei banchi dell’opposizione, osa nominarla. Si chiama tassa patrimoniale e, se l’Italia, com’è probabile, continuerà ad essere bersaglio facile dei mercati, potrebbe essere applicata nottetempo, come nel 1992, da un governo che ha sempre giurato di non voler mettere “le mani nelle tasche degli italiani”. O da un esecutivo tecnico, nominato dopo l’estate, su cui Berlusconi potrà far ricadere la colpa in prossimità delle elezioni del 2013.
Mauro Meggiolaro
Giornalista
Politica - 4 Agosto 2011
L’insostenibile inutilità del discorso di B.
Più che a borse chiuse il suo discorsetto sulla crisi Berlusconi avrebbe fatto meglio a farlo a telecamere spente. Magari sui divani a forma di labbra di Villa Certosa o ad Arcore, nel boudoir di Villa San Martino. Perché ha parlato di tutto tranne che del vero problema: il debito pubblico. Nel discorso alla Camera Berlusconi parte bene: “Veniamo al nostro debito pubblico”. Poi però non parla di debito ma di deficit. Non parla di stock di debito consolidato e accumulato negli ultimi trent’anni, pari a 1.900 miliardi di euro (o al 120% del PIL italiano) ma dell’ammontare annuale della spesa pubblica non coperta dalle entrate, pari al 5% del PIL. Un voce che, in effetti, in Italia ha un valore più basso di quello di altri paesi dell’area euro. Solo che il nostro paese ha un debito consolidato che, in Europa, in proporzione al prodotto interno lordo, è secondo solo a quello della Grecia. L’Italia è come un’impresa che, attualmente, ha una perdita annuale pari al 5% del suo fatturato, ma si porta dietro da anni una perdita pregressa pari al 120% di quanto produce. Un macigno. Sul quale, a partire dalle prossime aste, si pagheranno interessi più alti del 2,5% rispetto ad appena due mesi fa. Nei prossimi dodici mesi scadrà e dovrà essere rinnovato il 16% del debito pubblico totale, pari a circa 300 miliardi di euro. Se i tassi sui titoli di stato italiani si manterranno a questi livelli dovremo sborsare 7,5 miliardi di euro in più del previsto, solo come costo del debito e solo perché il rischio che i mercati percepiscono sul nostro paese è sempre più elevato. A regime (quindi su tutto l’ammontare del debito) l’aumento dei tassi ci potrebbe costare nei prossimi anni circa 48 miliardi di euro, una cifra pari alla manovra appena approvata.
Lo stock di debito pubblico è il vero convitato di pietra del discorso di ieri. Un problema che incombe e a cui tutti pensano, ma che Berlusconi non osa nominare direttamente proponendo soluzioni serie. Al debito il premier dedica solo due citazioni. La prima, quando parla di “misure rafforzate” che “consentiranno di portare il debito (nel 2014) a sette punti in meno rispetto al 2010”. 113% del PIL al posto del 120% attuale. A regime (e a parità di PIL e di spread) significherebbe risparmiare ben poco in termini di costo del debito. La seconda, al senato, in risposta alle critiche provenienti dalla Camera. Lì, in tarda serata, Berlusconi ammette che “oggi l’Italia ha il quarto debito del mondo”, anche se “è un’eredità consegnata dai governi precedenti”, “dal 78 all’80”. Come quando tra bambini si litiga, ci si prende a botte e, poi, se arriva la mamma o la maestra la prima cosa che viene in mente è “non è colpa mia, ha iniziato lui”.
Oggi ai mercati non interessa chi ha iniziato o chi ha continuato. Interessano quei 1.900 miliardi di euro che soffocano l’Italia e dovranno essere drasticamente ridotti in tempi molto brevi. Non di sette o dieci punti, ma di venti o trenta punti, per scendere ai livelli della Germania (83%) o della Francia (82%). Una soluzione rapida ci sarebbe, anche se nessuno, nemmeno nei banchi dell’opposizione, osa nominarla. Si chiama tassa patrimoniale e, se l’Italia, com’è probabile, continuerà ad essere bersaglio facile dei mercati, potrebbe essere applicata nottetempo, come nel 1992, da un governo che ha sempre giurato di non voler mettere “le mani nelle tasche degli italiani”. O da un esecutivo tecnico, nominato dopo l’estate, su cui Berlusconi potrà far ricadere la colpa in prossimità delle elezioni del 2013.
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il governo non può andare in vacanza”
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".