Danno erariale, falso in bilancio, falso in atti pubblici: il Comune di Milano potrebbe denunciare l’ex sindaco Letizia Moratti e la sua giunta. Da quando Giuliano Pisapia si è insediato ogni giorno dai cassetti di Palazzo Marino spunta la conferma di come la precedente giunta più che ad amministrare fosse dedita a saccheggiare il Comune. Un fiume di soldi pubblici regalati con consulenze d’oro e contratti assegnati ad amici e parenti di amici (l’ultimo caso quello di Cherie Blair). Bilanci del Comune di Milano “non veritieri”, un buco enorme nascosto con semplici “voci astratte”. In parte coperto svendendo palazzi, infrastrutture, beni pubblici: pezzi del nostro patrimonio.
Per questo Pisapia, ha spiegato, è stato costretto ad adottare provvedimenti impopolari: aumentare il prezzo del biglietto dei mezzi pubblici e intervenire sull’Irpef. Esponendosi alle critiche (fin troppo facili) proprio della sindachessa. Non le è bastato, infatti, mentire in Consiglio dicendo che lasciava in eredità un bilancio in attivo, poi smentita dai revisori dei conti del Comune. Moratti insiste e accusa Pisapia di mentire. Eppure, stando a quanto sta emergendo avrebbe gestito la cassa comunale come la sua borsetta. L’immagine più chiara, in questi giorni di confusionari rimpalli di accuse, è di Stefano Boeri: “Ascoltare Moratti e De Corato che danno lezione alla città in materia di bilanci pubblici è come ascoltare Dracula che spiega ai volontari dell’Avis come non sprecare sangue”.
Pisapia ha preferito rivolgersi direttamente ai cittadini. E ha scritto una lettera ai milanesi per spiegare i motivi delle scelte fatte. “Il bilancio che abbiamo trovato era un bilancio non veritiero, le entrate più importanti erano voci astratte: come se nel vostro bilancio casalingo ci fosse il corrispettivo del servizio buono di piatti che però dovete ancora vendere”, ha scritto sul suo sito. A riconoscere la non veridicità dei conti, ricorda Pisapia, “sono stati proprio i revisori dei conti del Comune, che avevano anche informato l’ex sindaco della reale situazione del bilancio comunale”. Insomma Moratti sapeva. La lettera poi prosegue spiegando le scelte fatte. “Non avevamo molte strade” e “introdurre l’addizionale Irpef era l’unica cosa che la legge ci consentiva di fare”.
Il commento dell’ex primo cittadino è da annali berlusconiani: “Non siamo disponibili ad accettare lezioni da chi ha impoverito la città e imbrogliato i milanesi”. Come se negli ultimi venti anni alla guida di Palazzo Marino non ci fosse stata lei e gli uomini di Arcore. Sarà lo choc per aver “perso” la borsetta pubblica? A risponderle è sempre Boeri: “Negli anni scorsi, il centrodestra ha sistematicamente svenduto pezzi del nostro patrimonio (palazzi, infrastrutture, beni pubblici) usando i ricavati dalla vendita per colmare i buchi nel bilancio”. Così “ha impoverito un’intera città, depredandola delle sue ricchezze stabili, che sono le più preziose perché non soggette alle congiunture economiche”.
Un infinito battibecco. Ma di verità deve e può essercene soltanto una: o Moratti ha davvero buttato denaro pubblico, e presentato bilanci consuntivi non veritieri, oppure no. Se le accuse sono dimostrabili Pisapia, a nome del Comune e di tutti i milanesi, può denunciare il sindaco precedente almeno per danno erariale. Altro che aumento del biglietto dei mezzi pubblici e Irpef, apra la borsetta della Moratti.