“Santoro ha un brutto carattere, Ruffini fa il direttore da nove anni, la Gabanelli non può pretendere la luna, la Dandini deve cambiare il format e magari, sul suo divano, chiamare insieme Ezio Mauro e Maurizio Belpietro, Roberto Saviano è ammalato di protagonismo, speriamo che Maurizio Crozza voglia darsi una regolata da solo..”, così un funzionario della Rai, un tempo sinceramente “democratico ed antifascista”, oggi forse solo un elettore del partito democratico, ha cercato di convincermi che alla Rai non starebbe accadendo nulla di strano, che le polemiche riguarderebbero singoli casi isolati e che non ci sarebbe alcuna volontà di “ammazzare Raitre“.
Eppure il funzionario della Rai, dalla voce melliflua, non ci ha convinto, perchè non è riuscito a spiegarci come mai tutti i nomi da lui citati siano esattamente gli stessi più volte indicati come “le anomalie da eliminare” da Berlusconi, dal ministro Romani, e dai mazzieri del partito del conflitto di interessi, ma gurda che casualità!
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi potrà utilmente rileggersi le intercettazioni telefoniche acquisite dai giudici di Trani e più volte pubblicate dal Fatto, senza dimenticare che le prime intercettazioni relative al pianeta Bisignani e dintorni promettono di fornire nuovi elementi sulle liste di proscrizione alla Rai e sugli obiettivi assegnati alla nuova gestione.
In queste ore, per esempio, stanno convincendo il direttore di Raitre Paolo Ruffini a lasciare la Rai, a farlo con una intesa, dopo avergli comunque già spiegato che la stagione di Raitre debba considerarsi conlusa.
Come altro deve essere intesa la volontà di ostacolare i programmi di Fazio, di Saviano, della Gabanelli, della Dandini? Può un direttore di rete passare la giornata a difendersi dagli assalti interni? Può vivere verificando ogni atto con gli avvocati? Può essere lasciato solo di fronte agli attacchi ripetuti e volgari del presidente del consiglio e dei suoi scherani dentro e fuori la Rai? Non era accaduto lo stesso con Michele Santoro, portato alla esasperazione quotidiana, sino a rendere preferibile, anche per lui, la rottura del rapporto professionale?
Dove si è mai vista una azienda che si libera di coloro che hanno difeso il patrimonio aziendale, altrove dominato dall’ossequio e dal servilismo?
Qui non si tratta più di difendere questo o quel direttore, questo o quel giornalista, ma di tutelare il diritto del singolo citadino a poter guardare i programmi che aveva scelto e che ora rischiano la chiusura o lo stravolgimento, perchè non piacciono al partito della normalizzazione e del silenziatore.
Non parteciperemo al totonomine che, con la consueta volgarità, si è aperto ancor prima che Ruffini sia “spintanemante accompagnato ai cancelli“, quello che ci interessa è che il prossimo direttore, ancor prima di accettare la carica, giuri pubblicamente sull’articolo 21 della Costituzione che difenderà l’autonomia della sua rete con inaudita durezza e che mai e poi mai, durante la sua gestione, sarà soppresso uno dei programmi messo all’indice dai censori e dai loro amici incappucciati delle logge, dalla P2 alla P4, per altro sempre gli stessi, assai attivi nel settore delle comunicazioni e nei dintorni di viale Mazzini.